Il DG dello I.O.V. – IRCSS, Patrizia Benini: «In occasione del 19 marzo, facciamo nostra la sua gioia. Riappropriarsi della vita e dare la vita è il modo per noi più bello per celebrare la Festa del Papà. Un augurio di serenità che estendiamo a tutti i papà nostri dipendenti, ai nostri pazienti in trattamento, e a tutti coloro che, grazie alle nostre cure, un giorno potranno diventarlo».
«Mio figlio è un dono e diventare papà è un’emozione indescrivibile». Alberto Sandonà stringe tra le braccia il piccolo Riccardo, venuto al mondo tre mesi fa. Un tumore scoperto a 27 anni, l’asportazione di un testicolo, due cicli di chemioterapia, non gli hanno impedito di coronare il suo sogno. «In occasione, domani, della Festa del Papà, abbiamo voluto dare voce ad Alberto che oggi ha 35 anni ed è padre. Raccogliere la sua testimonianza – sottolinea il direttore generale dello IOV – IRCCS, Patrizia Benini – significa per noi far riflettere sull’importanza della prevenzione andrologica e lanciare un messaggio di speranza a tutti coloro che stanno affrontando la malattia. Lo IOV si occupa di persone, non di malattie: abbiamo scelto questo papà e la sua storia personale a lieto fine per celebrare la festa di tutti i papà che lavorano nei nostri reparti, nelle corsie, nei day hospital, negli ambulatori di Padova e Castelfranco, per stringerci attorno ai papà che sono nostri pazienti, a quelli che lo sono stati, e quelli che grazie alle nostre cure, un giorno potranno diventarlo». E’ il marzo 2013 quando Alberto, residente a Cadoneghe, a seguito di una serie di visite ed esami di controllo, viene preso in carico dall’Istituto Oncologico Veneto. A soli 27 anni, la diagnosi è di tumore al testicolo ad alto rischio, per il quale è indicata la chemioterapia. Prima di iniziare le cure, gli oncologi indirizzano il giovane uomo alla crioconservazione del seme. Il Centro di Crioconservazione dei Gameti Maschili dell’Azienda Ospedaliera – Università di Padova, diretto dal professor Carlo Foresta, rappresenta un passaggio fondamentale per preservare la fertilità maschile dei pazienti che hanno urgenza di iniziare terapie oncologiche. I trattamenti medici e chirurgici, infatti, rischiano di inibire in maniera transitoria o definitiva la fertilità. Di lì a poco Alberto si sottopone allo IOV all’asportazione di un testicolo e a due cicli di chemioterapia. «La malattia ha segnato in maniera indelebile la mia esistenza – racconta -. Grazie all’appoggio e al sostegno dei medici e degli infermieri dello IOV sono riuscito a trovare la forza dentro di me per guardare avanti con fiducia. Ricordo le parole rassicuranti del dottor Umberto Basso, direttore dell’Oncologia 3, quando mi ha spiegato che ne sarei uscito e che dovevo considerare quel periodo come un’occasione per pensare a me stesso. Come, ad esempio, leggere un libro e riflettere. Con la flebo al braccio mi sono scoperto a pensare: se ne esco vivo, voglio migliorare la mia vita. E così è stato. Accanto a me c’è sempre stata Martina, il mio grande amore, assieme abbiamo superato tanti momenti difficili».
Nel 2015 Alberto cambia lavoro, lascia il posto da magazziniere e diventa promotore finanziario. Nel 2019 sposa Martina e a fine dicembre 2020 nasce Riccardo. Un anno per molti difficilissimo diventa per lui memorabile. «Mio figlio è un dono e diventare papà è un’emozione indescrivibile – continua Alberto -. Alla fine, il piccolo Riccardo è arrivato naturalmente: una normalità speciale e preziosa, come un sogno che si avvera». Oggi il trentacinquenne sta bene ed è in follow-up allo IOV, sottoponendosi periodicamente a controlli. «Agli uomini consiglio di metter da parte l’orgoglio e di rivolgersi sempre al proprio medico in caso di dolori o problemi. A Padova abbiamo un’eccellenza come l’Istituto Oncologico Veneto: nulla è impossibile, se si può contare sulla competenza, professionalità e umanità degli specialisti». L’Istituto Oncologico Veneto lavora affinché i pazienti possano realizzare le loro aspirazioni, proseguendo la vita nel migliore dei modi, oltre al dolore e oltre la malattia. «Le nostre armi – spiega il DG Benini – sono percorsi diagnostico-terapeutici di alto livello, uniti alle nuove frontiere della ricerca».
Il gruppo dedicato al trattamento medico delle principali patologie del tratto genito-urinario afferisce all’Unità Operativa di Oncologia 1, diretta dalla dottoressa Vittorina Zagonel. «E’ importante tener presente che, di fronte a patologie che possono minare la fertilità, si riesce a trovare una risposta nella crioconservazione dei gameti e nei controlli periodici – afferma il dottor Marco Maruzzo, responsabile del gruppo -. Il nostro team multidisciplinare non si occupa solo di analizzare i risultati di esami diagnostici, ma soprattutto prende in carico le persone nella loro globalità ed aiuta, quando possibile, anche a realizzare i propri sogni».