VENEZIA : Arturo Lorenzoni (Portavoce opposizione),“Discussione al NADEFR – Nota di Aggiornamento al Documento di Economia e Finanza Regionale 2022”
“Oggi abbiamo avviato la discussione sull’aggiornamento del DEFR 2022. Un documento di 439 pagine estremamente dettagliato nella parte descrittiva, ma poverissimo sulle scelte capaci di interpretare il critico momento attuale dal punto di vista economico, sociale ed ambientale”. Così il consigliere regionale Arturo Lorenzoni portavoce dell’opposizione in Consiglio regionale del Veneto.
“Una regione descritta dai 7 ambiti celebrativi – continua il consigliere – a partire da un Veneto autonomo, un Veneto vincente, un Veneto eccellente, un Veneto attraente, un Veneto sostenibile, un Veneto connesso, un Veneto in salute, ebbene, appare poco convincente. Sono dispiaciuto che il presidente Zaia non sia presente, come non è stato in questi 2 anni e 2 mesi di legislatura, nei quali è stato presente alla discussione solo in due occasioni: alla votazione della Giunta che risale ad ottobre 2020 e alla votazione dei grandi elettori per l’elezione del presidente della Repubblica. Poi mai, ha ritenuto necessario esserci, perché dal confronto poteva nascere qualcosa di buono per il Veneto. Il ruolo del Consiglio Regionale è fortemente svilito da questo atteggiamento, sono invece grato agli Assessori presenti, che rispettano il ruolo di questa assemblea”.
“Non è un caso, che su 320 emendamenti presentati non ve ne sia nessuno da parte dei consiglieri di maggioranza – dichiara il consigliere – segno evidente della povertà del confronto in atto in questa legislatura. Non è sufficiente ‘premere i bottoni’ per legittimare le scelte della Giunta, così facendo, non si fa un buon servizio ai cittadini che si rappresentano”.
“Il documento discusso in Aula – prosegue il consigliere – ha limiti evidenti: parte da una narrazione compiaciuta del Veneto, incapace di intercettare i fattori di criticità presenti. A tal proposito, cito in sintesi alcuni indicatori presentati dall’ufficio studi della CGIA di Mestre, che mostrano come la forbice tra il Veneto e le regioni vicine si apra sempre più: un PIL che vede nel periodo 2007-2019 una decrescita del Veneto pari a -1,6%. Una Regione Lombardia, + 3,1%, Regione Emilia Romagna, + 0,2%, Trento +6,1%. Dov’è il Veneto Vincente? Per quanto riguarda l’Export il periodo considerato 2007 – 2019, vede una Regione Veneto, + 14,8%, Regione Emilia Romagna, + 28,1%, Italia + 18,4%, TAA + 31%. Spesa per i consumi famiglie: nel 2007 il Veneto era 1° per consumi, nel 2021 risulta solo ottavo con 2563 €/mese famiglia, dopo TAA( 2.950), Lombardia (2.904), Valle d’Aosta, Lazio, Emilia Romagna (2.659), Toscana e Friuli Venezia Giulia. Occupati tra il 2007 – 2021: Veneto -0,6%, Emilia +2,8%, Lombardia +2,6% TAA + 7,7%. Anche sul piano demografico andiamo peggio dei nostri vicini: rispetto a 8 anni fa la popolazione del Veneto risulta più bassa dell’1% (51 mila residenti in meno), mentre in Emilia Romagna è stabile e in Lombardia è salita, nonostante il Covid-19. Gli indicatori offrono una fotografia di grande allarme e il documento che ci è presentato non da risposte a nessuna delle sfide che ci sono poste”. “A tutto questo, si aggiunge uno studio promosso dal Financial Time sulle start up di interesse nel 2022 in Italia che conta 83 imprese. Nessuna in Veneto. Un dato drammatico. Parliamo comunque di una regione che ha grandi mezzi e una capacità amministrativa consolidata, ma le risposte devono essere adeguate e per cui dobbiamo confrontarci con i nostri pari, non con chi affronta situazioni di particolare difficoltà o di ritardo cronico nell’attuazione delle politiche economiche, ambientali o sociali. Se guardiamo ai nostri vicini, – ribadisce Lorenzoni – Lombardia, Emilia Romagna e TAA il confronto è piuttosto impietoso. Le risposte nel documento sono garbate per il rispetto delle regole nazionali ed europee, ma paurosamente generiche, perché non c’è una capacità di scelta. Alcuni esempi: incrementare la diffusione della pratica sportiva; Favorire la crescita qualitativa dei servizi culturali; Promuovere politiche mirate ad incentivare la realizzazione di lavori pubblici che garantiscano un tempestivo affidamento e una ristretta tempistica di esecuzione; Valorizzare e salvaguardare il territorio e le aree silvo-pastorali; Valutare le misure previste nei piani regionali con effetto sulla riduzione delle emissioni climalteranti idonee ad aumentare la sostenibilità ambientale in tutti i settori; Tutelare il territorio e la risorsa idrica; Promuovere azioni di contrasto alla povertà; Favorire l’attrazione degli investimenti. Difficile immaginare qualcosa di più generico e scontato. Ma le scelte dove sono? Questo documento non accetta di vedere i dati in modo lucido come è necessario, non per biasimarci, ma perché senza la consapevolezza di cosa non va bene non si può migliorare”. “Nell’ultimo anno – conclude Lorenzoni – l’inflazione è salita oltre il 10%, il prezzo di elettricità e gas è quintuplicato, eppure il documento va in continuità con il passato. Per questo il giudizio non può che essere severo. La mancanza delle scelte inizia a pesare in modo pesante sull’economia e nella qualità della vita dei Veneti. Gli indicatori lo mostrano in modo drammaticamente evidente”.