Le indagini delle Fiamme Gialle del Gruppo di Verona hanno preso le mosse sul finire dello scorso anno in occasione di un controllo, eseguito negli orari di esercizio dell’attività del night club, mirato al contrasto del lavoro nero o irregolare. Il locale, infatti, dopo il periodo di emergenza pandemica, era tornato a essere pubblicizzato sui canali social e notoriamente frequentato da numerosi clienti. In tale occasione i Finanzieri identificavano numerose “figuranti di sala”, tra cui alcune prive di contratto di lavoro, intente a “intrattenere” i clienti e notavano vari “camerini” dotati di divanetti e pali da lap dance, oltre a un locale – in una sorta di area privé – allestito addirittura con un letto matrimoniale. Sono scattate quindi le previste “maxi sanzioni” ed è stato interessato il competente Ispettorato del Lavoro per la sospensione dell’attività in quanto la manodopera “in nero” era superiore del 10% di quella regolarmente impiegata.
Negli uffici dei “gestori” del locale, evidentemente agitati per l’inaspettata “visita”, i militari hanno rilevato importanti elementi, tra cui un gran numero di confezioni di profilattici, alcune scatole di farmaci normalmente utilizzati per disfunzioni erettili e documentazione utile per la ricostruzione e ripartizione dei pagamenti delle prestazioni. Ciò ha consentito ai Finanzieri di ipotizzare che il locale fosse utilizzato come vero e proprio centro di prostituzione. La Procura della Repubblica di Verona, prontamente notiziata, disponeva pertanto specifici approfondimenti investigativi.
Grazie all’analisi della documentazione sequestrata, è stato possibile verificare che i proventi del meretricio (corrisposti in contanti o addirittura con pagamenti elettronici effettuati dai clienti, in alcuni casi anche durante la consumazione dei rapporti sessuali) fossero ripartiti in ben precise quote percentuali tra le ragazze (italiane e straniere, prevalentemente dell’Europa dell’Est) e l’effettivo “gestore” del night club. Quest’ultimo, già gravato da specifici precedenti di polizia e recentemente condannato per fatti del tutto analoghi, operava con la complicità del formale titolare e rappresentante legale del locale, anch’egli ora attinto da misura cautelare. Dagli elementi sinora raccolti è emerso che la tariffa media (a tempo) per l’ottenimento di prestazioni sessuali era di circa 50 euro ogni 10 minuti. Entrambi gli uomini sono indagati, in concorso tra loro e in ulteriore concorso con tre dipendenti incaricate di riscuotere l’importo pattuito per le prestazioni, per “esercizio di una casa di prostituzione, sfruttamento e favoreggiamento”, aggravato da aver commesso il reato a danno di più persone con rapporto di dipendenza (art. 3 e 4 L. 75/58 cd. Legge Merlin).
L’attività svolta dalle Fiamme Gialle di Verona testimonia, ancora una volta, l’importanza del controllo economico del territorio quotidianamente svolto dalla Guardia di Finanza e la trasversalità dell’azione di contrasto di tutte le manifestazioni di illegalità.