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PORDENONE : GDF E ISPETTORATO DEL LAVORO INSIEME SUI CAMPI. INDIVIDUATI, CON L’AUSILIO DI UN DRONE, 23 LAVORATORI STRANIERI COMPLETAMENTE IN NERO.  4 LE AZIENDE SOSPESE.

I  Finanzieri del Comando Provinciale di Pordenone e i Funzionari dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Pordenone-Udine hanno effettuato, tra San Vito al Tagliamento e Morsano al Tagliamento, una serie di interventi “sui campi”,  rintracciando, in sole 4 aziende agricole, ben 23 lavoratori “in nero”.
I controlli hanno preso spunto dalle indicazioni pervenute, a livello centrale, sia dal Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali che dal Comando Generale della Guardia di Finanza, confermate e supportate, a livello locale,
da quelle impartite dal Prefetto di Pordenone, che, sul tema, aveva indetto uno specifico tavolo di confronto
affidando la regìa delle attività alla Guardia di Finanza ed all’Ispettorato del Lavoro.
L’intensificazione delle lavorazioni agricole, calendarizzate in base alle stagioni, richiede, infatti, nei periodi di
punta, un fabbisogno di manodopera difficilmente risolvibile con risorse locali, affrontato, in tempi recenti,
affidando le fasi di semina, potatura, impianto e raccolta alle sempre più numerose imprese che propongono
“servizi connessi all’agricoltura”.

Queste realtà, gestite da stranieri, riescono, infatti, a reclutare – spesso tra i loro connazionali, in genere privi di
specifiche abilità professionali – i lavoratori necessari a soddisfare le esigenze delle aziende locali. Per vincere,
però, la loro stessa concorrenza, sono costrette ad abbattere sempre più il costo orario della manodopera,
inquinando il mercato del lavoro a favore di un profitto, per loro, comunque marginalmente basso, ma a
completo svantaggio degli attori più deboli e bisognosi della filiera: i lavoratori stessi.

La bontà della selezione, confermata dalla successiva elaborazione dei dati, è stata, quindi, tradotta in pratica,
con l’effettuazione, in due giornate, di 4 controlli “sui campi”, eseguiti, assieme ai Funzionari dell’Ispettorato del
Lavoro, cinturando le aree e provvedendo all’identificazione integrale di tutti i lavoratori presenti. Gli interventi hanno permesso di individuare 4 aziende agricole, di cui una con il 100% di lavoratori in nero (7 su
7) ed altre 3 con un rapporto irregolari/lavoratori complessivi di molto superiore al 50% (7 su 13; 5 su 8 e 4 su 7). Per tutte e 4, superata la soglia del 10% di irregolari sui lavoratori complessivi, è stata, in ogni caso, disposta la sospensione dell’attività. In particolare, tra i lavoratori irregolari, 4 sono risultati “richiedenti asilo” e 3, denunciati alla Procura della Repubblica di Pordenone, immigrati clandestini. Il loro datore di lavoro, un italiano, è stato anch’egli segnalato all’Autorità Giudiziaria per impiego di manodopera priva di permesso di soggiorno.
La sanzione per l’impiego di lavoratori in nero – riconteggi dei contributi previdenziali ed assicurativi a parte – è
pari a 1.800 € per risorsa, maggiorati del 20% in caso di assunzione di lavoratori stranieri clandestini o
richiedenti asilo.
I due interventi confermano come, anche nella Destra Tagliamento, la guardia sulla legalità nelle lavorazioni nei
campi non possa essere abbassata, attesa l’evidente, perdurante, convinzione che l’impiego di manodopera in
nero – in danno ed a totale scapito, prima, delle persone in stato di bisogno e, poi, dell’Erario – generi un profitto
tale da rendere accettabile il rischio di subire un controllo.
La tecnologia, indispensabile per selezionare gli obiettivi, si è rivelata, in questo caso, fondamentale per
individuare, con speditezza, i campi maggiormente affollati.

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