Il vescovo di Padova, mons. Claudio Cipolla, nel pomeriggio di oggi, sabato 29 ottobre, ha ordinato diaconi Loris Bizzotto, Ivan Catanese, Francesco Trovò e, insieme a loro, il canossiano Dominico Oqui. Un grande momento di festa per la Chiesa di Padova.
Di seguito l’omelia del vescovo Claudio Cipolla. “Siamo stati convocati in questa Basilica Cattedrale per celebrare l’Eucaristia e per accogliere dalla generosità del Signore un ulteriore dono per la nostra Chiesa di Padova: il diaconato. Innanzitutto il nostro rendimento di grazie va al Signore al quale affidiamo questi giovani, poi alle comunità cristiane da cui provengono, alle loro famiglie e a tutti coloro che hanno contribuito alla loro formazione. Pensando a quanto stiamo celebrando mi sono chiesto chi è il diacono. Ho trovato queste indicazioni:
Il diacono è il Sicomoro che si mette a disposizione per sollevare chi cerca Gesù; si fa sgabello con la testimonianza di un servizio gratuito, con la visita a un anziano o con una semplice parola buona offerta disinteressatamente all’uomo o alla donna della strada. Il diacono è gli occhi con i quali uno Zaccheo di oggi viene visto e incontrato e chiamato con il proprio nome. Il diacono è la casa che dà ospitalità al povero e rivela l’ospitalità di Gesù nei confronti di ogni indigente, profugo, senza dimora. È casa dove Gesù è entrato e con lui è entrata la salvezza, quella desiderata da sempre. Il diacono è chi cerca il volto di una persona anche tra i rifiutati della vita, tra coloro che sono scartati dalla società, che vengono emarginati, appunto.
Forse questa descrizione che ripercorre luoghi fisici del Vangelo odierno sembra strumentalizzare la dignità del diacono; sembra che il diacono sia soltanto una cosa, un lavoro, uno strumento utile. Forse! Ma forse essere nelle mani di Gesù, essere suoi strumenti e suoi testimoni rende la persona del diacono persona scelta da Lui, privilegiata. Una persona onorata di essere stata chiamata al suo servizio, onorata dal servizio stesso.
La nostra dignità prende origine e forza dal fatto di essere nelle Sue mani. La nostra gloria è nell’essere chiamati da Gesù e riconosciuti come suoi. Ci aiuta la seconda lettura della lettera ai Tessalonicesi: tutti insieme preghiamo per voi – Loris, Ivan, Francesco e Dominico – «preghiamo perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo».
L’ordinazione di un diacono tramite la preghiera della Chiesa, la domanda dei poveri – seppur velata – di avere aiuto e l’imposizione delle mani del vescovo, manifestano che siamo di fronte a un’azione del Signore stesso: Egli prende posto nella nostra vita di uomini e si dà ancora una carne, il nostro tempo e la nostra fisionomia: tutto è opera di Dio! L’opera di Dio è sicura ed efficace, gratuita e per sempre. Sono parole e gesti da custodire, da meditare nel proprio cuore perché generino luce per ogni casa, e per ogni uomo perduto ci sia salvezza.
Il diacono è Gesù che continua a servire, collocandosi al posto più basso, gratuitamente, per amore.Nel vostro “Eccomi” avvertiamo che Gesù è vivo. È passato e passa ancora con la sua voce e il suo sguardo. Voi lo avete ascoltato, lo avete visto e gli avete fatto spazio nella casa, nella vita: li è entrata la salvezza! Dentro ai cuori dei giovani, delle donne e degli uomini Gesù ha ancora posto!
Ora tocca a voi, per riconoscenza, raccontare quello che il Signore ha fatto.
Tocca a voi aiutare a riconoscere la sua voce e a incrociare il suo sguardo.