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Firmato l’atto che trasferisce a titolo gratuito al Comune di Padova, in via definitiva la proprietà del Castello Carrarese. Il commento dell’ assessore Andrea Colasio e del direttore regionale del Demanio Massimo Gambardella .

E’ stato firmato l’atto con il quale la proprietà del Castello Carrarese è passata a titolo gratuito definitivamente dallo Stato al Comune di Padova. A firmare l’atto, alla presenza dell’assessore alla cultura Andrea Colasio che da anni si è speso per arrivare a questo obiettivo, il Capo Settore Patrimonio e Partecipazioni del Comune di Padova Luca Contato,  il direttore della Direzione Regionale Veneto dell’Agenzia del Demanio Massimo Gambardella, davanti al Segretario Generale del Comune di Padova Giovanni Zampieri.

Riassumendo la parte conclusiva del lungo percorso che ha portato alla firma di oggi, l’Agenzia del Demanio nel giugno del 2006 ha consegnato il Castello al Ministero della Cultura. Sucessivamente, Ministero e Comune hanno sottoscritto, il 18 ottobre 2006 e il 22 aprile 2010  due protocolli di intesa per l’esecuzione e la prosecuzione dei lavori di restauro del Castello Carrarese. In seguito il 4 dicembre 2013, Ministero e Comune hanno sottoscritto il protocollo di intesa per la concessione in uso al Comune di Padova del complesso del Castello.

Si passa poi al 15 marzo 2018, quando il Comune di Padova ha richiesto l’acquisizione in proprietà a titolo gratuito del Castello carrarese ai sensi dell’art 5 comma 5 del DLGS n. 85 del 28 maggio 2010 che mira a favorire la massima valorizzazione funzionale a vantaggio diretto o indiretto della collettività  dei bene statale oggetto del trasferimento di proprietà agli enti locali. In seguito è stato avviato un Tavolo Tecnico al termine del cui lavoro è stato sottoscritto il 14 maggio 2021 tra Ministero della Cultura, Agenzia del Demanio e Comune di Padova lo specifico Accordo di Valorizzazione del Castello Carrarese.  L’Accordo di Valorizzazione era stato precedentemente approvato, quasi all’unanimità (con due sole astensioni) il 29 marzo 2021 dal Consiglio Comunale di Padova.   Conclusi altri passaggi burocratici il 7 novembre 2022, il Ministero della Cultura ha riconsegnato all’Agenzia del Demanio il Castello Carrarese in modo da poter procedere alla firma del trasferimento di proprietà, avvenuta questa mattina.

Il Programma di valorizzazione del compendio denominato “Castello Carrarese” prevede le seguenti attività: sede museale, con attività di esposizione temporanea e di laboratorio artistico e luogo di produzione artistica; esposizione della “Collezione Bortolussi”; esposizioni temporanee e mostre tematiche; esposizioni di design, arte moderna, arte orafa; valorizzazione della memoria del Castello quale carcere attraverso la raccolta delle testimonianze e degli oggetti legati a questo uso passato; laboratorio fotografico a servizio delle collezioni e delle mostre; bookshop; bar-caffetteria di servizio all’attività museale.

Il Comune di Padova si impegna a realizzare e attuare il Programma di valorizzazione sui beni oggetto di trasferimento nel termine di undici anni dalla data di trasferimento secondo il cronoprogramma.

L’assessore alla cultura Andrea Colasio spiega: “Vent’anni fa raccontavamo che l’identità padovana era addirittura in frantumi, perché il Castello era l’emblema di qualcosa che avevamo perduto, e cioè la consapevolezza di essere una grande capitale artistica e culturale, appunto per il 300, che poi abbiamo riscoperto grazie al percorso che ci ha riportato al riconoscimento di Padova  come Patrimonio Unesco dell’Umanità.  Questo percorso si mette in moto esattamente 20 anni fa quando si capisce che il Castello è qualcosa di marginale alla città, una damnatio memoria veneziana, ecco la riscoperta del Castello è al tempo stesso la riscoperta dell’epopea carrarese e il  Castello, lo ricordo, nella cappella Luca Belludi al Santo del 1382 realizzata  da Giusto, è già narrato come l’elemento connotativo, è il luogo che identifica Padova. Fu trasformato purtroppo in carcere da Napoleone, perduto alla vista dei cittadini  e dimenticato nella sua stessa esistenza.  Poi progressivamente è diventato centro dell’attenzione identitaria, siamo riusciti a fare si che fosse trasferito prima al Ministero della Cultura e oggi, firmando questo documento e  un progetto di realizzazione che è stato riconosciuto valido dalla Soprintendenza e dal Demanio che ringrazio, il Castello viene conferito totalmente e titolo gratuito grazie alle norme sul federalismo demaniale alla nostra città. Il Castello oggi ritorna ai suoi legittimi proprietari che sono i padovani”.

L’assessore Andrea Colasio ha anche tracciato un quadro delle funzioni che animeranno il Castello una volta concluso il restauro: “ Tra qualche anno, ci sarà un grande centro per il design , anzi la più grande collezione europea del design, e probabilmente, stiamo definendo la cosa adesso con la Fondazione VAF, una delle più grandi collezioni internazionali d’arte  contemporanea italiana, oltre ovviamente  a una sezione dedicata al 300. Diciamo che Padova si reinventa, così come si è reinventata Patrimonio Unesco dell’Umanità,  i segnali sono evidenti, restituire il Castello  significa farlo non solo verso la città, ma anche ritornare un bene di inestimabile valore al mondo, così che Padova sarà non solo la Cappella degli Scrovegni, ma anche il castello Carrarese, e l’Urbs Picta.  Saranno 12.000 mq espositivi, 74.000 metri cubi, il Castello è una struttura immane che sarà una delle più grandi strutture espositive dell’Italia del Nord.  La città di Padova fa un salto di qualità e si caratterizza come  una delle più interessanti città d’arte italiane.”

Il direttore della Direzione Regionale Veneto dell’Agenzia del Demanio Massimo Gambardella sottolinea: “Sono atti complessi  che necessitano di un percorso molto articolato, però alla fine arrivano questi risultati importanti. Di queste operazioni sul territorio nazionale, se ne contano davvero poche, per cui sono particolarmente grato all’ assessore Colasio e all’amministrazione di Padova. Siamo altrettanto felici noi di aver portato a compimento una operazione così importante, per la valorizzazione del bene all’interno del tessuto urbano, soprattutto perché si rende alla cittadinanza un bene che lo stato per le varie vicissitudini che ha avuto il Castello non riusciva a valorizzare perché fuori dai suoi obiettivi.  Anche il reperimento di finanziamenti specifici sono più semplici con l’intervento dell’ente locale che solo da parte dello Stato.  E’ un’operazione che abbiamo chiuso volentieri, ma soprattutto sottolineo che di questa dimensione ed importanza è difficile trovarne altre a livello nazionale”.

 

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