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Udine. Presentati i dati relativi al primo semestre del 2023 del Punto d’Ascolto Antimobbing: il 72 per cento delle persone assistite sono donne. L’umiliazione dei lavoratori il comportamento più diffuso

L’Assessora alle Pari opportunità Arianna Facchini: “È importante fare informazione su questo fenomeno affinché lavoratrici e lavoratori siano capaci di riconoscerlo e lo è altrettanto fornire loro gli strumenti per difendersi”  

Sono stati presentati i dati relativi al primo semestre del 2023 del Punto d’Ascolto Antimobbing, uno strumento messo a disposizione dalla Regione Friuli Venezia Giulia, gestito dall’associazione Educaforum Aps e ospitato dal Comune di Udine. Lo sportello offre assistenza dal punto di vista legale e psicologico ai cittadini che ne facciano richiesta a causa delle situazioni di disagio e difficoltà incontrate in ambito lavorativo.

La fotografia offerta dai dati presentati mostra un sostanziale squilibrio tra le donne e gli uomini che si sono rivolte e rivolti allo sportello. Delle 103 persone che hanno beneficiato del servizio, 74, ovvero il 72 per cento, sono donne – percentuale in sensibile aumento rispetto al 2022, in cui le donne erano il 70 per cento – mentre 29, il restante 28 per cento, sono uomini. Il 67 per cento delle persone ha un’occupazione in aziende private, in aumento rispetto al 62 per cento dello stesso periodo dell’anno scorso, mentre il 33 per cento proviene dall’ambito pubblico.

Per quanto riguarda le fasce d’età interessate, poco meno della metà, il 49 per cento, di chi ha richiesto assistenza sono adulti che hanno più di 51 anni, il 27 per cento è compreso tra i 40 e i 50 anni, il 17 per cento tra i 30 e i 40, mentre il 7 per cento ha meno di trent’anni. Rispetto al primo semestre dello scorso anno le fasce dai 20 ai 30 e dai 30 ai 40 anni hanno subito un leggero aumento passando rispettivamente dal 6 al 7 per cento e dal 15 al 17 per cento.

La grande maggioranza – il 91 per cento – dei soggetti che hanno incontrato ostacoli e difficoltà nel contesto lavorativo ha un contratto a tempo indeterminato, l’8 per cento invece lavora ancora a tempo determinato o in apprendistato. Anche questo dato è in aumento rispetto all’anno scorso, quando i contratti a termine che chiedevano supporto erano il 5 per cento dei richiedenti. Una possibile causa – ha evidenziato l’avvocata Teresa Dennetta, coordinatrice del servizio – di questo sensibile incremento potrebbe essere una maggiore incertezza in ambito lavorativo e la convinzione che ottenere un nuovo contratto in un’altra realtà è oggi più difficile che nel passato recente.

Le principali cause del disagio lavorativo che sono state individuate sono i drastici mutamenti aziendali e fattori socioanagrafici, come genere, età, provenienza, anzianità all’interno dell’azienda e scolarizzazione, rispettivamente per il 41 e il 33 per cento del totale delle persone assistite. I mutamenti aziendali, in particolare, hanno acquisito grande importanza, passando dal 20 al 41 per cento degli assistiti in un solo anno.

Infine, nello specifico, i principali comportamenti che causano maggior disagio alle lavoratrici e ai lavoratori sono atti di prepotenza mirati all’umiliazione pubblica dei soggetti (37 per cento), l’attribuzione di compiti dequalificanti e svilenti nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori (18 per cento), fino alla marginalizzazione dell’individuo (7 per cento) e allo svuotamento delle sue mansioni (5 per cento), o al contrario di compiti eccessivi rispetto alle possibilità (9 per cento); o ancora la limitazione delle libertà della lavoratrici e dei lavoratori attraverso un eccessivo controllo da parte dei superiori (13 per cento).

L’assessora alle Pari opportunità Arianna Facchini ha commentato: “È importante fare informazione su questo fenomeno affinché lavoratrici e lavoratori siano capaci di riconoscerlo e lo è altrettanto fornire loro gli strumenti per difendersi. Il servizio, totalmente gratuito e flessibile per adattarsi alle esigenze dell’utenza, è offerto da un’equipe multidisciplinare perché le vessazioni sul lavoro hanno gravi conseguenze sulla salute mentale e fisica di chi le subisce. Inoltre, il fatto che la grande maggioranza dei soggetti che chiedono supporto al Punto d’Ascolto sia composta da donne ci spinge a fare delle considerazioni sulle Pari Opportunità e sulla difficoltà che le donne ancora oggi hanno nella conciliazione dei tempi”.

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