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TRENTO: AGGRESSIONE IN CARCERE, PERFORATO IL TIMPANO AD AGENTE DI POLIZIA PENITENZIARIA. PROTESTA IL SAPPE: “ORA BASTA!”

Sembra davvero non avere fine la spirale di violenza che contraddistingue la Casa circondariale di Spini di Gardolo a Trento. Ieri si è infatti registrata l’ennesima grave aggressione ad uno dei poliziotti in servizio, sul quale riferisce il segretario provinciale del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Massimiliano Rosa: “Ieri pomeriggio verso le 17.30, nel carcere di Trento, durante il servizio di telefonate, un detenuto ha aggredito improvvisamente un poliziotto, colpendolo con due pugni al volto e facendolo cadere rovinosamente a terra. Il detenuto, nordafricano e recidivo a identici comportamenti in altri Istituti di pena, ha dapprima dato inizio a un diverbio poi si è scagliato ferocemente contro il collega colpendolo ripetutamente al volto. L’Agente è stato inizialmente soccorso dal personale medico della struttura trentina poi, a causa delle lesioni subìte, è stato trasportato con un’autolettiga all’ospedale Santa Chiara di Trento per le necessarie cure, dove è poi stato dimesso nella notte con quattordici giorni di prognosi, collare, timpano perforato e un sacco di dolori”.

Giovanni Vona, segretario nazionale SAPPE per il Trivento, stigmatizza il grave episodio ed esprime solidarietà al poliziotto coinvolti:Con questi ulteriori gravi eventi critici sale vertiginosamente il numero dei poliziotti coinvolti da detenuti senza remore in fatti gravi. Esprimiamo la massima solidarietà e vicinanza a tutti i colleghi del Reparto di Trento: ma quest’ultimo episodio deve far riflettere i vertici dell’Istituto e della Regione. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri, siamo in balia di questi facinorosi. Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni… Abbiamo bisogno di personale, il rischio fa parte del nostro lavoro, ne siamo consapevoli, ma giocare al massacro con livelli di sicurezza che non permettono minimamente di tutelare l’incolumità dei lavoratori non è accettabile!”. “Il SAPPE”, conclude Vona, “accusa ancora una volta l’Amministrazione Penitenziaria di scarsa attenzione sulla problematica dei detenuti stranieri che sta rendendo il lavoro della Polizia Penitenziaria sempre più difficile”.

La cosa più grave che emerge da queste giornate di follia”, aggiunge il Segretario Generale del SAPPE Donato Capece, “è che nulla l’Amministrazione riesce a realizzare per eliminare queste criticità. Tale situazione di immobilismo da parte dell’amministrazione penitenziaria sta mettendo a dura prova il lavoro della Polizia Penitenziaria, tanto che come SAPPE stiamo decidendo di dare vita a breve ad eclatanti azioni di protesta per manifestare il proprio disagio lavorativo”. Per questo, il leader del SAPPE “auspica in un celere intervento di questo Governo sulle continue aggressioni al personale oramai all’ordine del giorno”. E si rivolge in particolare al Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria Giovanni Russo: “Al Capo DAP Russo rinnoviamo l’invito ad incontrare il SAPPE per affrontare i temi della gestione dei detenuti stranieri, dei malati psichiatrici, della riorganizzazione istituti, della riforma della media sicurezza. Ma chiediamo anche l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la Polizia Penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”Per questo, il primo Sindacato della Polizia Penitenziaria non esclude clamorose forme di protesta dei poliziotti:perché ormai il tempo delle interlocuzioni è finito: in questi ultimi anni ci siamo recati in ogni istituto di pena del Paese, per adulti e minori, abbiamo pazientemente ascoltato il personale, abbiamo scritto e riscritto alle varie Autorità competenti, ma ci rendiamo conto che chi di dovere non ha ancora intrapreso le iniziative che abbiamo richiesto e che ci aspettavamo

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