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Monfalcone e comunità musulmana. Dichiarazioni del sindaco, Anna Maria Cisint. Affrontiamo i problemi, non nascondiamo la testa sotto la sabbia

Cisint: “Sono consapevole che ogni volta che affronto un problema concreto della mia città che tocca anche la comunità musulmana si sollevano polemiche pregiudiziali di uno pseudo politically correct che vorrebbe che le questioni anche spinose, come in questo caso, si nascondessero come la polvere sotto il tappeto o la testa sotto la sabbia"

“Sono consapevole che ogni volta che affronto un problema concreto della mia città che tocca anche la comunità musulmana si sollevano polemiche pregiudiziali di uno pseudo politically correct che vorrebbe che le questioni anche spinose, come in questo caso, si nascondessero come la polvere sotto il tappeto o la testa sotto la sabbia, così com’è stato per 15 anni con le giunte di sinistra dei sindaci Pizzolitto e Altran, che hanno lasciato la città nel più profondo degrado e abbandono.

Se non ci fossero stati infingimenti e ipocrisie e se le esigenze di manodopera di Fincantieri – che nessuno nega – fossero state governate correttamente con paghe congrue e specifica formazione e senza lo sfruttamento massiccio di poveri immigrati dei Paesi piu’ poveri del mondo per arricchire un sistema privilegiato di subappaltatori, non ci saremmo ritrovati un territorio devastato nel mercato del lavoro, nelle abitazioni, nei servizi sanitari, nelle scuole, nel sociale.

Come sindaco mi sono trovata a risolvere questa condizione, l’ho fatto e lo sto facendo non con l’autoritarismo di stampo fascista, come da sinistra mi si accusa, ma con il consenso plebiscitario dei miei concittadini e con la sensibilità umana che mi ferisce il cuore ogni momento in cui constato quanta violenza è stata fatta consentendo determinate condizioni economiche e di vita nell’impiego senza diritti di molti stranieri.

Chi pontifica o commenta stando seduto dietro comode scrivanie del Messaggero Veneto come ha fatto il giornalista Orioles, conoscendo superficialmente la realtà di Monfalcone e per niente i miei modi di fare, i miei sentimenti e il mio impegno, può permettersi di offendere e dare lezioni?

Se la presenza musulmana massiccia oggi è un problema tutto ciò deriva dal fatto che migliaia e migliaia di persone si sono insediate senza avere le basi necessarie di reddito – trattandosi peraltro di famiglie numerose – di conoscenze linguistiche, di integrazione alle norme locali che, ad esempio vietano le vessazioni e le oppressioni verso le donne.

Oggi Monfalcone è  l’ottava città italiana per maggior presenza in percentuale di stranieri sulla popolazione residente, stranieri che hanno largamente superato il limite di tollerabilità per l’occupazione di abitazioni e fruizione dei servizi per una città di quasi 30 mila abitanti, che non ha neppure le strutture per affrontare questa ospitalità.

Negli ultimi 5 anni Monfalcone ha ricostruito e riqualificato se stessa, a cominciare ad esempio dai grandi investimenti per le scuole e la sanità; investimenti che non ci sono stati con le precedenti amministrazioni.

Questo obiettivo però richiede anche il rispetto di regole di convivenza civile a cui la città e io stessa non intendiamo rinunciare, così come richiede un nuovo modello produttivo.

Questa vicenda ha dato a Monfalcone la consapevolezza di essere un caso nazionale che non può essere ignorato ai vari livelli istituzionali.

L’Italia conosce la mia battaglia, che non è quella “del costume da bagno”, quanto della dignità dei miei concittadini e della mia città da tutti i punti di vista, della sicurezza, del lavoro, della convivenza sociale.

Il pericolo che corriamo è quello dell’islamizzazione, che a Monfalcone è già in atto.

Si può scrivere, come fa l’opinionista del Messaggero, con il distacco del professorino che spiega ai monfalconesi e alla loro prima cittadina la teoria dei massimi sistemi dell’accoglienza, senza essersi mai rimboccato le maniche per fare i conti con la realtà della pratica e con la responsabilità del decidere nelle questioni più difficili ma determinanti.

Firmando certi articoli si fa la figura del marziano, oltre che rendere un cattivo servizio all’informazione”.

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