MONFALCONE. Una rosa per Norma
Una rosa per Norma e per la violenza che per troppi anni non è stata raccontata, “quella delle vittime colpevoli solo di essere italiane, torturate e ammazzate dai Titini perché fedeli alla loro Patria”. Ed è proprio sui valori dell’Italia che il sindaco di Monfalcone Anna Maria Cisint ha incentrato il suo saluto ieri, alla cerimonia in memoria di Norma Cossetto.
“Oggi ricordiamo una giovane italiana che ha perso la vita in nome del nostro Paese: l’inno” spiega il sindaco, rivolgendosi alle classi presenti “è anche questo – condivisione di valori – e in questo senso noi tutti abbiamo il dovere di conoscerlo e intonarlo. La storia va raccontata per intero e noi siamo orgogliosi di rappresentare questi temi perché vengano unitamente condannati. Non intendiamo dimenticare e vogliamo salvaguardare e trasmettere le testimonianze, le emozioni, le voci di chi porta nel cuore, assieme ai dolori di quel tempo, anche la memoria dell’amor di Patria delle nostre genti”.
Particolarmente importante “la presenza dei ragazzi nel trasmettere i valori che ci rendono Italia: a partire dalla conoscenza della lingua, della storia, dei simboli. Ringrazio dirigenti e insegnanti presenti”.
Presenti alla cerimonia, oltre al Sindaco, la giunta comunale, i consiglieri e l’assessore regionale Sebastiano Callari, che rileva “Norma ha difeso l’Italia e i suoi valori con la vita. Quando ricordiamo i fatti crediamo nel rispetto delle persone, nella difesa dei valori di una donna che ha saputo difendere l’Italia con grande coraggio”.
Norma Cossetto venne seviziata e assassinata dai partigiani comunisti di Tito nel tragico autunno del 1943. Era nata a Santa Domenica di Visinada, aveva 24 anni e stava preparando la tesi di laurea dedicata alla sua Istria – che avrebbe dovuto discutere a Padova – quando sopravvenne l’armistizio dell’8 settembre 1943 che, nelle zone del confine orientale come la nostra, fu l’inizio di un’azione mirata di persecuzione nei confronti degli italiani.
Il padre di Norma era un proprietario terriero che aveva ricoperto il ruolo di podestà di Visinada e commissario governativo delle Casse Rurali e, assieme alla famiglia, finì subito nel mirino dei partigiani. Il 26 settembre 1943 Norma Cossetto venne arrestata e rinchiusa nella scuola di Antignana, dove cominciò l’inferno a cui fu sottoposta con le altre donne arrestate assieme a lei.
Tutte vennero violentate e Norma, nella notte tra il 4 e il 5 ottobre 1943, venne gettata viva nella foiba di Villa Surani. Il 10 dicembre 1943 i Vigili del Fuoco di Pola recuperarono la sua salma, che giaceva su un cumulo di altri cadaveri aggrovigliati. Anche il padre Giuseppe fu barbaramente ucciso da un partigiano a cui aveva salvato la vita pochi mesi prima e il suo corpo venne infoibato.
Nel 2005 il Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi conferì la Medaglia d’Oro ad memoriam a Norma Cossetto, squarciando il velo sulla tragedia delle foibe oscurata per tanti decenni.