PADOVA: PROTESTANO I SINDACATI DEGLI AGENTI DI POLIZIA PENITENZIARIA IN SERVIZIO NELLA CASA DI RECLUSIONE E PROCLAMANO LO STATO DI AGITAZIONE DEI BASCHI AZZURRI
Sale la protesta sindacale nella Casa di reclusione di Padova e i sindacati della Polizia Penitenziaria proclamano, unitariamente, lo stato di agitazione dei Baschi Azzurri in servizio al “Due Palazzi” dopo che l’ennesimo incontro con il direttore del carcere, Claudio Mazzeo, viene ritenuto “non soddisfacente” perché le risposte alle criticità segnalate sono state ritenute dai sindacalisti “per nulla esaustive”. Giovanni Vona, segretario nazionale per il Triveneto del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria, spiega che la protesta unitaria dei Sindacati verte principalmente sull’attuale “fallimento dell’organizzazione del lavoro in Unità Operative dei reparti detentivi, non più rispondenti alle aspettative con le quali sono state create, ma soprattutto non più aderenti alle direttive dipartimentali, dopo anni di buon esito in termini di risparmio di straordinario e di risorse umane; lo smisurato carico di lavoro a danno del poliziotto penitenziario per l’accorpamento di più posti di servizio a carico di un’unica unità, tali da compromettere la sicurezza sia della stessa sia dell’Istituto medesimo; la crescita esponenziale degli eventi critici tra le sbarre, in esponenziale aumento nel corso degli anni, conseguenza anche di una organizzazione del servizio d’istituto al Due Palazzi inefficace, ossia negligenza organizzativa a carico della Direzione dell’Istituto per fronteggiare esigenze che si presentano in particolari nei turni come quelli pomeridiani, serali e notturni che, per chi si trova a doverli contrastare, diventano eventi”.
I Sindacati, sottolinea, denunciano anche come “i servizi come il piantonamento in luogo esterno di cura vengano “scaricati” quasi interamente sul personale interno della Casa di Reclusione di Padova, senza alcuna evidente e formale azione concreta da parte della Direzione al fine che tale situazione sia assegnata a chi di competenza, ossia N.T.C. di Padova, così come la creazione di nuovi posti di servizio senza il naturale adeguamento del numero di agenti, che, di fatto, ha negativamente destrutturato l’assetto organizzativo della sicurezza attiva e passiva della Casa di Reclusione patavina”. Per questo, conclude Vona, “da oggi 14 febbraio 2024 abbiamo proclamato unitariamente lo stato di agitazione sindacale e non prenderemo parte ai lavori per il rinnovo del protocollo di intesa locale le cui trattative dovrebbero iniziare a breve”.
Pieno sostegno alla protesta della Polizia Penitenziaria di Padova arriva da Donato Capece, segretario generale del SAPPE: “Ci attiveremo presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria affinché le giuste proteste dei colleghi di Montorio trovino attenzione e conseguenti provvedimenti. Auspichiamo che i vertici del DAP del Provveditorato regionale penitenziario di Padova intervengano con celeritàe si adottino con urgenza provvedimenti necessari per salvaguardare la sicurezza del carcere. Ogni giorno giungono notizie di aggressioni a donne e uomini del Corpo in servizio negli Istituti penitenziari del Paese, sempre più contusi, feriti, umiliati e vittime di violenze da parte di una parte di popolazione detenuta che non ha alcuna remora a scagliarsi contro chi in carcere rappresenta lo Stato”.
“La situazione penitenziaria è sempre più critica” – evidenzia Capece, che ribadisce: “Sono decenni che chiediamo l’espulsione dei detenuti stranieri, un terzo degli attuali presenti in Italia, per fare scontare loro, nelle loro carceri, le pene come anche prevedere la riapertura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario. Ma servono anche più tecnologia e più investimenti: la situazione resta allarmante, anche se gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria garantiscono ordine e sicurezza pur a fronte di condizioni di lavoro particolarmente stressanti e gravose”. “Basta! Siamo noi a non poterne più da questa situazione di diffusa illegalità: siamo a noi a doverci chiedere dove è lo Stato?”, conclude il leader del SAPPE.