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CAL, IL COMUNE DI UDINE VOTA NO ALLA PROPOSTA DI REVISIONE DEL SISTEMA ELETTORALE

Si è riunito oggi il Consiglio delle Autonomie Locali. All’ordine del giorno era presente l’Intesa sullo schema di disegno di legge “Disposizioni urgenti per lo svolgimento nell’anno 2024 delle consultazioni elettorali e disposizioni in materia di elezioni comunali e regionali”. Per il Comune di Udine ha partecipato il vicesindaco Alessandro Venanzi, esprimendo parere negativo per il Comune di Udine al momento del voto.

“Su questo tema ci sono delle assolute perplessità, sia per quel che riguarda la forma che il contenuto” spiega Venanzi commentando il voto negativo. “La modifica proposta alle leggi regionali 19/2013 e 28/2007, che abbassa la soglia d’elezione al 40%, certifica un ragionamento “di comodo” per il particolare momento storico, in cui l’astensionismo continua a crescere. Abbassare la soglia significa certificare il fallimento della politica nel suscitare l’interesse dei cittadini per la cosa pubblica, mentre crediamo che il nostro ruolo chieda esattamente il contrario. Ovvero cercare una riforma collegiale, condivisa, incentivando i territori alla partecipazione. L’abbassamento della soglia, oltre a rappresentare una interessante coincidenza, visto l’esito del primo turno delle elezioni 2023 nel Comune che rappresento, pone in realtà un serio problema di rappresentatività e democrazia. Se infatti guardiamo gli ultimi dati dell’affluenza in Sardegna, il 50% degli aventi diritto si è recato a votare. Se di questo 50% vogliamo tenere conto solo del 40%, allora la politica perde ulteriormente di credibilità, di rappresentatività, di autorevolezza, amplificando lo scollamento tra palazzo e cittadini. In questo modo le istituzioni continuano a chiudersi in sé stesse, legittimando l’astensionismo e rivolgendosi perennemente a sé stesse. Così si fallisce uno dei principali obiettivi della Carta costituzionale che prevede come la sovranità appartenga al popolo. Auspico che una riforma di tale portata sia, per rispetto delle istituzioni, discussa collegialmente e votata all’unanimità da tutte le parti politiche presenti in consiglio regionale, e non a colpi di maggioranza”.

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