Previti: la scuola è luogo di responsabilità e diritti
Da ‘clandestini’ a ‘irreperibili’: le sorti dei minori che arrivano in Italia. Il lungo periodo di transito impedisce l’esercizio dei diritti fondamentali
“Dal Consiglio dei Ministri di giorni fa ci attendiamo un segnale nel senso dell’inclusione e del rispetto
dei trattati internazionali e della Costituzione che garantisce pienamente ai minori il diritto universale
all’istruzione e alla sicurezza. I minori che arrivano in Italia non rappresentano un’emergenza, ma una
costante in crescita da qui ai prossimi anni. È per questo che in loro supporto, servono interventi
concreti e non annunci”.
Questo il commento del Segretario generale del FVG Previti in merito all’indagine della Uil Scuola Rua
sugli studenti stranieri in Italia e in particolare nella nostra regione.
La scusa dell’imprevedibilità degli arrivi non può essere una giustificazione per la mancanza di misure. I
minori che si trovano nel nostro Paese, hanno diritto all’istruzione – sottolinea – indipendentemente
dalla regolarità del soggiorno dei loro genitori (Testo Unico Immigrazione 286/98). Quello
dell’istruzione è uno dei diritti principali della persona.
Fino ad oggi ad aiutare i minori stranieri in Italia – ricorda il Segretario – è stata la cura e la sensibilità
del personale della scuola che ha rappresentato e rappresenta il vero filtro dell’accoglienza
favorendone e curandone l’ingresso.
È necessario – conclude Previti – superare l’idea che i migranti rappresentino un costo sociale.
Rappresentano una realtà del nostro Paese e come tale dovrà essere loro garantita assistenza e
istruzione.
Secondo la Costituzione italiana (articolo 34), «La scuola è aperta a tutti» e non esistono programmi o
istituti scolastici separati per bambini con bisogni speciali. I documenti che la scuola è tenuta a
richiedere quando un bambino migrante presenta domanda di iscrizione, devono essere gli stessi
richiesti ad un bambino italiano, e, la mancanza di documenti di identificazione, di documentazione
sanitaria e/o certificati scolastici, non preclude l’iscrizione del bambino. Se non è in grado di presentare
alcun documento di identità, deve essere iscritto su una lista di riserva che non precluderà, comunque,
la sua partecipazione e l’ottenimento del certificato finale.
La normativa italiana garantisce il diritto all’istruzione di minori migranti, richiedenti asilo e rifugiati.
I minori non possono essere espulsi ed hanno diritto all’istruzione dai 6 ai 16 anni indipendentemente
dallo status di immigrati regolari o irregolari del genitore/affidatario (sola eccezione è quella in
cui seguono il genitore/affidatario espulso, Dlgs 286/98, art. 19).
Quella che offre lo Stato italiano è, dunque, una tutela ampia per i minori stranieri che viaggiano da soli,
a prescindere che abbiano richiesto o meno a protezione internazionale. È prevista la nomina di un
tutore legale e il riconoscimento dei diritti fondamentali: diritto alla protezione, alla salute, all’istruzione,
a condizioni di vita adeguate
La forza delle scuole, il coraggio degli insegnanti
L’Ocse, in una ricerca del lontano 2016 (Supporting Teacher Professionalism) ribadiva il ruolo attivo
delle scuole: il sistema scolastico italiano valorizza l’autonomia delle scuole e degli insegnanti., cosa
che ha un impatto positivo quando si tratta di sviluppare soluzioni personalizzate per bambini con
bisogni educativi speciali, come i richiedenti asilo o bambini non accompagnati. Tuttavia, questa
autonomia non potrà mai essere effettiva se lasciata alla sola iniziativa delle istituzioni scolastiche,
senza risorse, supporto e linee di indirizzo su come permettere a questi bambini di integrarsi al meglio.
È tutto lasciato al buon senso, alla volontà e all’intelligenza delle persone, alla sensibilità degli
insegnanti, del collegio dei docenti e della dirigenza di ogni singolo istituto.
Integrare le pratiche locali in un percorso istituzionale nazionale
Serve un approccio di sistema che superi l’attuale situazione di emergenza che coinvolge con diversi
flussi di migrazione sia le regioni del Centro-Sud che le regioni del Nord.
Vanno definiti standard adeguati nelle strutture di prima accoglienza, velocizzate le procedure di
ricongiungimento familiare, ampliate le modalità di conoscenza dei meccanismi normativi per
l’identificazione e iscrizione a scuola e quelli per la prosecuzione del viaggio in altri Paesi (fuori dalla
clandestinità).
Il ruolo del personale amministrativo
È quello che si trova in prima linea nel processo di entrata nel sistema di istruzione dei bambini
richiedenti asilo o stranieri che intendono iscriversi a scuola. Diritti, doveri, normativa, comunicazione
interculturale: sono le tappe di un lavoro quotidiano che molte scuole hanno ‘imparato’ sul campo.
Bisogna superare il concetto di ‘imprevedibilità’ degli arrivi. Serve invece un ‘potenziamento
amministrativo’ e risorse che non vanno cercate solo nei ‘finanziamenti esterni’ ma rese strutturali per
aiutare le scuole a sviluppare questo tipo di attività.
Migliorare l’accesso all’istruzione dell’infanzia e primaria
La condizione del bambino migrante (rifugiato, richiedente asilo, figlio di adulti entrati in Italia in
clandestinità) è garantita dal dettato costituzionale. Spesso questo diritto è negato dai lunghi tempi
necessari per l’identificazione e poi per l’individuazione della scuola di inserimento.
Passo essenziale per una vera integrazione è poi quello di un accesso, garantito con la collaborazione
degli Enti locali di riferimento, ai servizi di mensa scolastica e a quelli di trasporto.
Aprire le strade all’istruzione secondaria
E’ la sfida più complessa se si considera la concentrazione di minori non accompagnati nei centri di
accoglienza e nei Cpia. Possono essere necessari mesi prima di completare la procedura di asilo.
Ugualmente complessa è l’integrazione linguistica. Servono risorse pedagogiche agli insegnanti di
questo segmento di istruzione e la presenza di almeno un docente di italiano come seconda lingua in
ogni scuola.
Bisogna mettere gli istituti in grado di elaborare interventi mirati in vari campi: sostegno linguistico,
mediazione culturale, personale docente specializzato, ore lavorative extra, sovraffollamento delle
classi.
Non ultimo, in una scuola del merito, sarebbe opportuno istituire borse di studio e meccanismo di
supporto che permettano ai minori migranti e rifugiati di intraprendere e continuare il percorso
scolastico anche fuori dal percorso dell’obbligo, fino alla maggiore età e alla conclusione degli studi
superiori.