Un piano di iniziative per promuovere l’emancipazione delle donne straniere e in particolare di quelle di origine bengalese é stato messo a punto dal Comune di Monfalcone nell’ambito del relativo bando regionale sulle azioni per le pari opportunità.
“Ci siamo concentrati nell’elaborazione di tre interventi concreti – rileva il sindaco Anna Maria Cisint – che consentano di incidere su una delle questioni di fondo della rilevante presenza musulmana femminile cittadina, nell’obiettivo di offrire delle opportunità per superare la loro condizione di sottomissione, perché é del tutto evidente lo stato di emarginazione delle donne islamiche che si riscontra nella loro mancata partecipazione alla vita sociale e professionale e nell’imposizione di atteggiamenti e comportamenti, come il velo integrale, incompatibili con le nostre regole civili. Il fatto è che chi decide di vivere nel nostro Paese dovrebbe anzitutto conoscere la nostra lingua e i nostri ordinamenti, ma ció non é mai avvenuto da quando si è consentito l’arrivo massiccio di bengalesi e non é richiesto nelle procedure di ricongiungimento familiare. In questo contesto, anzitutto abbiamo deciso di rinnovare il servizio di mediazione linguistico-culturale, che da tempo abbiamo attivato per la fruizione dei servizi comunali, come l’anagrafe, dove non é possibile delegare ed é richiesta la presenza diretta dei cittadini per accedere alle prestazioni. Una seconda azione, in collaborazione con il Cpia, prevede all’interno dei corsi linguistici già previsti, l’inserimento di moduli formativi psicoeducativi sul rispetto delle differenze, sulla parità di opportunità tra uomo e donna e sul riconoscimento dei diversi tipi di violenze. In caso di necessità di spazi per ospitare tali iniziative, prevediamo di attivare delle collaborazioni con istituti o associazioni presenti sul territorio, come l’UTE, che ha già garantito la propria disponibilità. Allo stesso modo, in sinergia con gli Istituti scolastici, saranno organizzate attività educative e di sensibilizzazione con psicologhe specializzate al fine di trattare queste tematiche, per rendere consapevoli le ragazze della loro dignità e far emergere eventuali situazioni di sopraffazione. Già i nostri servizi sociali si occupano di diverse minorenni che hanno reagito ai soprusi familiari e ai matrimoni combinati dai genitori. Infine, il piano prevede un’importante iniziativa di comunicazione, sia con materiale informativo multilingue da distribuire nei luoghi abitualmente frequentati dalla comunità straniere, sia con dei mini video sui temi della parità di genere e rispetto alla fruizione dei servizi sociali e sanitari da parte della popolazione straniera, con particolare attenzione alla componente femminile”.
“Come ho avuto modo di illustrare anche in consiglio comunale a conclude Cisint – rimane, tuttavia, il problema di fondo delle comunità straniere musulmane che si richiamano all’ordinamento coranico anziché alle leggi italiane, in base al quale le donne non hanno la stessa dignità e lo stesso ruolo nella società, in famiglia e verso i figli rispetto agli uomini. Purtroppo, non si riscontra una reale volontà di integrazione, piuttosto il contrario. Basti pensare alla mancata conoscenza linguistica che dovrebbe essere la base per chi arriva nel nostro Paese, al fatto che nei centri islamici si tengono corsi di arabo, anziché di italiano, al ridottissimo numero di donne occupate. Anziché adeguarsi ai nostri ordinamenti, si porta avanti un processo di islamizzazione e di chiusura. Con il piano di interventi proposto dal Comune, rispondiamo all’esigenza di agevolare la fruizione dei servizi e indirizzare le donne musulmane verso processi di emancipazione. Su altri fronti abbiamo risposto con gli investimenti scolastici per far fronte ai fabbisogni di aule che erano state dimenticate in passato, ma non sta certo al Comune la gestione dei corsi e la creazione di condizioni di parità che la comunità islamica continua ad avversare”.