Monfalcone narra la sua storia e le sue persone grazie al percorso espositivo di Galleria Rifugio
Monfalcone narra la sua storia e le sue persone grazie al percorso espositivo di Galleria Rifugio. Un luogo riqualificato di ritrovata coscienza collettiva, storia, sofferenza e memoria. Ventisei sagome realizzate in lamiera racconteranno la vita di chi 70 anni fa doveva rifugiarsi dalle bombe sotto al Carso.
“Abbiamo fortemente sostenuto il progetto di riapertura della Galleria Rifugio perché vogliamo restituire ai monfalconesi un pezzo della storia della nostra città attraverso un viaggio all’interno di spazi intrisi del nostro passato che porti i visitatori ad affrontare un’esperienza quanto più possibile autentica e fedele alla realtà – le parole del sindaco di Monfalcone, Anna Maria Cisint – non solo un museo, ma soprattutto uno spazio comunicativo per trasmettere emozioni. Non un mero contenitore di memorie bensì un luogo ‘generatore di memorie’, dove ognuno potrà elaborare le proprie riflessioni e emozioni personali. Al recupero di questo luogo molto significativo stanno lavorando moltissime persone con l’obiettivo di concretizzare un progetto che è un mix di storia e di innovazione, pensato per tramandare soprattutto alle nuove generazioni uno spaccato di vita dei nostri antenati, come se ci fossero ancora loro a raccontare ciò che hanno vissuto”.
Come nei più moderni musei nazionali e internazionali, la Galleria sarà un vero tunnel che immerge il visitatore in un viaggio nelle diverse fasi storiche vissute all’interno della stessa Galleria, scandito da “tappe memoriali” nelle quali sarà possibile rivivere le esperienze del passato, sotto la guida di sagome “parlanti” raffiguranti figure umane che “racconteranno” le testimonianze del luogo. Il progetto di allestimento del percorso espositivo della Galleria è stato affidato al Consorzio Culturale, che ha raccolto e selezionato i contenuti da archivi, foto, immagini e interviste etnografiche, ha scritto i testi dei pannelli espositivi e per il percorso espositivo, selezionato suoni, frammenti sonori e concept audio e video.
Un percorso di 270 metri per rivivere la storia della città e la vita dei suoi cittadini durante il periodo della Seconda Guerra Mondiale, diviso in nove sezioni. “Saranno i nostri antenati a prendere nuovamente la parola – spiega il sindaco Cisint – raccontandoci la guerra sulla loro pelle”.
Dalla piccola sagoma della bimba che spiega come passasse “moltissime ore nel rifugio. Mio papà mi porta qui al mattino, prima di andare al lavoro in Cantiere e mi affida a qualche conoscente. La mamma mi consegna questa pentola tutta ammaccata con qualcosa da mangiare per la giornata. Non è molto, ma se questo non bastasse c’è tanta solidarietà nel rifugio e tutti sono buoni con me. Persino un soldato tedesco mi ha regalato un sacchetto di zucchero: forse aveva nostalgia della sua bambina in Germania. Ma ho tanta paura dei bombardamenti: quel rumore! La paura nelle facce degli adulti! E ho tanta paura delle squadracce che girano di notte tra le case a controllare che non escano luci dalle finestre!”.
C’è il poliziotto, che narra “io ero la ‘guardia campestre’ del Comune. Ad inizio agosto 1945 svolgevo servizio di guardia a quota 121, perché non venissero rubate le piantine di pino che gli inglesi avevano appena fatto piantare. C’era miseria in quei giorni e tutti si arrangiavano come potevano. Poi iniziarono a rubare le munizioni in galleria e mi misero a presidiare l’ingresso lato Carso. La ricordo bene la sera del 24 agosto: mia figlia non voleva che andassi a prendere servizio: piangeva, ma io dovevo andare. Ero io che sostentavo la famiglia e per loro avrei corso qualsiasi rischio. Mi trovarono il giorno dopo a qualche decina di metri dall’ingresso ucciso, assieme a quattro recuperanti, dallo spostamento d’aria dell’esplosione”.
Ancora, l’anziana signora che intona “Ave Maria, Gratia Plena, fa che no soni la sirena, fa che no rivi i aroplani, fanne dormir fin a doman” e spiega come “anche se ho 78 anni ieri notte ho avuto tanta paura. La sirena è scattata in ritardo ed eravamo ancora in casa quando sono iniziate a cadere le bombe. Ci siamo rifugiati in cantina e abbiamo iniziato a dire il rosario. Sentivamo le bombe cadere verso Panzano e i motori degli aeroplani avvicinarsi per colpire la stazione. La nostra casa è stata risparmiata dalle bombe, ma le esplosioni hanno rotto tutti i vetri. Speriamo che la Madonna ci protegga!”.
Fino all’uomo che racconta di quando l’isteria di massa è costata la vita a cinque persone: “questo ingresso non va bene: troppa gente che vuole entrare il prima possibile. Si sono terrorizzati tutti perché sentivano i motori dei bombardieri verso gli Alberoni: alla fine hanno sganciato qualche bomba tra le paludi e se ne sono andati, ma intanto la folla di persone che spingeva per entrare in galleria ha ucciso 5 persone. Conoscevo quegli anziani calpestati dalla calca, tranne la signora di Moraro che era venuta a Monfalcone per fare visita al figlio. Che tragedia! Ho saputo che quel bambino che era rimasto ferito è morto in ospedale. Era il figlio di Paulin, il bottaio di via 9 Giugno”.
Saranno 26 le sagome di Galleria Rifugio, ognuna a raccontare un pezzetto della più ampia storia della guerra. I pannelli espositivi con testi e racconti e le aree immersive permetteranno al visitatore di rivivere l’esperienza in modo ancora più coinvolgente, grazie anche alle attivazioni sonore avviate tramite sensori di prossimità. Gli oggetti – che saranno esposti in apposite nicchie – sono stati attentamente selezionati per veicolare in modo significativo i contenuti storici e sociali del periodo tra il 1943 e il 1945.
I visitatori saranno accolti in un ampio ingresso all’interno del quale verranno installati 6 pannelli espositivi e due sedute in lamiera. Il percorso proseguirà nelle Experiences Rooms che avranno 16 pannelli espositivi delle dimensioni di 100×50 cm con testi e racconti; la visita proseguirà poi nel percorso espositivo con ulteriori 10 pannelli delle medesime dimensioni, personaggi parlanti realizzati in lamiera, con illuminazione led e audio integrati, delle dimensioni di 180×50 cm che permettono il racconto di testimonianze del luogo attraverso l’interazione Near Field Communication, la comunicazione in prossimità. Saranno presenti anche due aree sonore immersive con attivazione tramite sensore. Lungo il percorso sono previste quattro nicchie espositive che misurano 80×150 cm e cinque sedute in lamiera metallica intagliata led integrati delle dimensioni di 150x40x50 cm.
Verrà inoltre valorizzata la segnaletica preesistente attraverso l’illuminazione con faretti direzionali posizionati a terra.