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PADOVA : Al via il piano da 1.8 milioni di euro per il riatto delle case pubbliche. Stanziati i primi 500.000 euro

La Giunta comunale di Padova  ha approvato 500.000 € di investimenti per il riatto di alcuni appartamenti destinati all’edilizia residenziale pubblica di proprietà comunale. Si tratta di un’azione inserita in un più ampio quadro di organizzazione e programmazione delle ristrutturazioni necessarie, stabilito sulla base di una accurata mappatura dei bisogni dei 224 appartamenti da riattare cui è stato dedicato il fondo strutturale che è stato previsto per i prossimi anni in modo da garantire i lavori in modo continuativo: 1.800.000 € già previsti nei prossimi 3 anni, con uno stanziamento annuale minimo di 500.000 €, di cui questo è il primo stralcio.

Con lavori di riatto, oggetto della delibera approvata, si intendono lavori interni all’appartamento riguardanti impiantistica, lavori di falegnameria e piccole manutenzioni e il piano triennale riguarda appunto 224 appartamenti sui 1658 totali di proprietà comunale.Sono previsti lavori di recupero finalizzati principalmente ad eliminare il rischio dovuto all’utilizzo di impianti fuori norma e a migliorare le condizioni igieniche dei bagni e prevede la realizzazione di opere edili, ad esempio il ripristino e risanamento delle murature, opere di falegnameria, ad esempio la manutenzione, opere come la sostituzione o l’isolamento puntuale di serramenti, opere relative agli impianti termici, idrici ed elettrici.

I 500.000 € sono suddivisi in due lotti e a chi si aggiudicherà gli appalti verrà chiesto di procedere eseguendo un sopralluogo preventivo in 4 o 5 alloggi per volta e di redigere un cronoprogramma dei lavori che permetterà di fornire alle Politiche Abitative una tempistica di massima per organizzare l’assegnazione degli alloggi alle famiglie. A questi lavori di riatto si aggiungono quelli in corso su 25 alloggi per l’emergenza abitativa e quelli in corso su 71 alloggi su cui è in atto un lavoro più importante di ristrutturazione dell’intero edificio, lavori che vanno oltre il riatto.

Tra questi ci sono via Ceron, via Stella, via Armistizio, via Rovereto, due palazzine di via Pizzamano e sono lavori finanziati tramite la partecipazione a progetti di varia natura. Oltre agli edifici propri il Comune sta seguendo la ristrutturazione di 63 alloggi in via Cabrini, di proprietà ATER ma inseriti nel PINQUA, il piano per la qualità dell’abitare, poi finanziati con il PNRR. Oltre a riatti e ristrutturazioni, importante è in questi anni il lavoro di efficientamento energetico che ha l’obiettivo di abbassare le spese, rendendo più sostenibili le abitazioni, dal punto di vista ambientale ma anche economico e quindi sociale. Sono 580 gli alloggi interessati dal Superbonus, in 71 palazzine, di cui la maggior parte occupati e questi interventi sono stati possibili grazie all’importante collaborazione con Ater e con HSE, un partenariato pubblico-privato che ha permesso di raggiungere l’obiettivo attraverso lavori diversi, dal cappotto al cambio dei serramenti, a seconda dello stato degli alloggi. Oltre a questi il Comune sta lavorando all’efficientamento di altre strutture, come quelle di via Moretto da Brescia e via Duprè, 76 alloggi, sempre parte del progetto PINQUA.

L’assessora Francesca Benciolini commenta: “In questi ultimi anni abbiamo fatto grande lavoro non solo per mappare tutti gli appartamenti di proprietà comunale ma anche per definire il loro stato e quindi gli importi necessari. Sulla base di questa mappatura abbiamo fatto una programmazione, cui corrisponde uno stanziamento di fondi triennale, con l’obiettivo di mettere maggiore cura nelle opere di riatto. Capitava di trovarsi in situazioni in cui anche un appartamento appena riattato presentava problematiche che richiedevano ulteriori  interventi. Con questa programmazione aumentiamo un po’ il budget per ogni singolo riatto, ma garantiamo che quando una famiglia entra in un appartamento appena assegnato quest’utlimo sia a posto. Per farlo in questi mesi, oltre ad aver mappato gli appartamenti, abbiamo fatto un lavoro di raccordo importante con le politiche abitative per capire quali tipologie di appartamento erano più urgenti da assegnare sulla base dei nuclei familiari in graduatoria. Ad esempio, se c’è un nucleo familiare di cinque persone primo in graduatoria, è più urgente riattare e sistemare un alloggio adatto a cinque persone. Abbiamo quindi incrociato i dati degli appartamenti che necessitano una sistemazione con la tipologia di riatto necessaria, i relativi costi e le necessità delle graduatorie ERP e sulla base di quest’analisi abbiamo individuato i primi interventi necessari che saranno più appartamenti concentrati in Corte Bezzecca, via Chiesa Vecchia, via Malibran. Prosegue quindi il nostro impegno sul tema della casa, sempre più sentito nella nostra città e non solo, percorrendo strade diverse e cercando anche soluzioni innovative come stiamo facendo con l’Alleanza per la casa e i tavoli per l’abitare, insieme a tutti i soggetti della nostra città.” Questa delibera, parte integrante del più ampio piano triennale da 1.800.000 € definito dall’amministrazione, è conseguenza della scelta operata anni fa di togliere molti alloggi, liberi e non venduti nei precedenti anni, dal piano di vendita.

L’assessora quindi coglie l’occasione per una riflessione generale tema: “La questione dei fondi necessari a riattare, ristrutturare ed efficientare le case di edilizia residenziale pubblica è molto urgente e seria che in questi anni non è stata presidiata dai livelli di governo che se ne sarebbero dovuti far carico – quello regionale e quello nazionale – se non con fondi sporadici. Negli ultimi decenni, la mancanza di fondi strutturali non ha permesso ai Comuni e alle ATER di pianificare e provvedere ad un sistematico riatto ed ad un costante presidio dello stato delle case, portando a quella che è la attuale situazione: molti, troppi alloggi sfitti perchè non assegnabili. È comprensibile che, in questa situazione, una delle azioni messe in atto da Comuni ed ATER sia stata quella di vendere per poter avere i soldi necessari a risistemare una parte di patrimonio.

Questa scelta, come detto comprensibile, ha però degli effetti a cui chi amministra il territorio deve, a mio avviso, prestare molta attenzione. Il primo è quello di impoverire il patrimonio pubblico a disposizione diminuendo la possibilità di risposta al bisogno di casa e limitandolo sempre di più alle fasce più fragili di popolazione, quelle nella fascia alta della graduatoria ERP. Il secondo quella di sfilare alloggi di edilizia residenziale pubblica dai quartieri ritenuti più “pregiati”, dove le case si possono vendere ad un prezzo maggiore, relegandoli ai soli quartieri “popolari”. Queste due situazioni cambiano il volto dei quartieri e delle città perchè, se questa è la strada, rischiamo di avere case popolari sempre più abitate solo da nuclei molto fragili e quartieri molto differenziati nella composizione sociale. Quello che verrebbe a mancare tanto nelle case quanto nei quartieri è quella che oggi si chiama mixitè, cioè una popolazione mista, che nel suo quotidiano abita lo stesso territorio evitando che si creino ghetti. Per questo in questi anni abbiamo ritenuto strategico fermare il piano di vendita del nostro patrimonio di edilizia residenziale pubblica e puntare a reperire risorse per la risistemazione del nostro patrimonio, una azione che passa attraverso la messa in bilancio di fondi comunali.

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