FRIULI VG

AGENTE AGGREDITO ALL’OSPEDALE MAGGIORE DI TRIESTE

PENNA: "SOLIDARIETA’ AL POLIZIOTTO; SI ACCENDANO LE LUCI SUL CARCERE"

“Stamani un trentenne di origine domenicana, in custodia cautelare in luogo di cura nel reparto di Diagnosi e cura dell’ospedale Maggiore di Trieste, ha violentemente aggredito un poliziotto della Polizia penitenziaria”. Lo fa sapere Alessandro Penna, segretario regionale di UILPA Polizia penitenziaria Fvg, spiegando che il trentenne, “estremamente violento, senza alcun motivo si è scagliato contro l’agente della Penitenziaria, che è rimasto ferito ed è stato trasportato al Pronto soccorso di Cattinara in condizioni preoccupanti, avendo riportato ‘frattura pluriframmentaria delle ossa nasali’”.
   E’ un “bollettino di guerra”, continua Penna, dei penitenziari che “sono sempre più terra di nessuno, praterie di conquista dei violenti che impongono regole e codici”. Ciò si riferisce anche al penitenziario di Trieste dove “le condizioni di lavoro sono compromesse per mancanza di personale, a cui si aggiunge anche la sorveglianza esterna”. Di pochi giorni fa è infatti la lettera della UILPA FVG alla Direzione della Casa circondariale di Trieste in cui si evidenziano le proteste degli agenti di Polizia penitenziaria per i piantonamenti a detenuti-pazienti psichiatrici, iniziati come ‘eccezione’ e diventati ‘consuetudine’.
Il segretario regionale UILPA sottolinea nuovamente l’impotenza degli agenti penitenziari chiamati a sorvegliare, da soli, centinaia di detenuti. “Agenti che non possono contare su alcuna arma o mezzo di difesa e debbono, quindi, affidarsi ai soli mezzi di cui possono disporre: buon senso, tolleranza, arguzia, intelligenza, professionalità”.
Esprimendo vicinanza, solidarietà e auguri di pronta guarigione al poliziotto penitenziario ferito oggi, Penna conclude auspicando “che non sia necessaria una immane tragedia perché il pendolo emotivo che regola l’attenzione verso il carcere faccia accendere i riflettori sulle degradate, incivili, illegali condizioni della detenzione e sulle infamanti condizioni di lavoro”.

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