ALZHEIMER: CONOSCERLO PER COMBATTERLO
“L’esperta: l’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce”
Alzheimer: una malattia da conoscere. E’ proprio questo l’obiettivo della Serata Azheimer che anche quest’anno ha raccolto un pubblico attento. Tra i numerosi interventi, significativo è stato quello della dottoressa Tatiana Cattaruzza, responsabile del Centro per la diagnosi e cura delle demenze e dei disturbi della memoria e cognitivi di Asugi. “E’ una patologia in aumento, legata all’avanzare dell’età, tuttavia esistono forme di Alzheimer anche tra persone più giovani che si possono diagnosticare in fase precoce”. Il tempo, dunque, è tutto e al primo campanello d’allarme, come la perdita di memoria, è bene rivolgersi agli specialisti. “Il primo passo è rivolgersi al medico di medicina generale che fa uno screening con test molto veloci e se ha un sospetto indirizza la persona allo specialista. Per arrivare a una diagnosi, l’iter viene spiegato al paziente, perché l’approccio è fondamentale e il percorso va personalizzato”. Esistono terapie farmacologiche per trattare i sintomi, “e stiamo aspettando gli anticorpi monoclonali che per ora sono in fase di studio e ci si aspetta che abbiano un impatto più incisivo su questa patologia”. Al di là dei farmaci è importante mantenere uno stile di vita sano e fare prevenzione. Come?. “La prevenzione per il cervello è legata a quella cardiovascolare, quindi si consiglia di controllare pressione, diabete e colesterolo, eliminare il fumo, ridurre il consumo di alcolici, fare regolare attività fisica e seguire la dieta mediterranea. C’è – aggiunge – un 40% di fattori di rischio che sono modificabili e la deprivazione sensoriale, in particolare la perdita dell’udito, è uno di questi. “Mantenere i nostri sensi è fondamentale. Per un paziente affetto da Alzheimer – spiega Cattaruzza – che abbia anche una perdita di udito, tale aspetto può aggravare il problema cognitivo. Circa il 20% delle persone con perdita dell’udito tuttavia non se ne rende conto. Va quindi riconosciuto il disturbo e accettato perché non tutti se la sentono di indossare i dispositivi acustici. Ma si è visto – precisa – che il fatto di avere una perdita dell’udito comporta non solo una deprivazione sensoriale, ovvero meno informazioni che arrivano al cervello, ma anche modificazioni funzionali a livello del sistema nervoso. La cosa fondamentale è la prevenzione e la cura dell’udito è una strategia attuabile. Se invece la perdita è già presente, è importante indossare delle protesi acustiche perché un buon udito migliora la quantità di stimoli che un paziente riceve e questo comporta un giovamento anche sulla malattia dell’Alzheimer. Ma il discorso vale anche per una persona sana cognitivamente, perché avere un’ipoacusia e non ricorrere agli apparecchi accelera il rischio di sviluppare un disturbo cognitivo.