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GIOVANI: L’ARTIGIANATO È «UN BUON LAVORO» MA SPAVENTANO I RISCHI DEL FARE IMPRESA

RAPPORTO CONFARTIGIANATO-CENSIS

A più di un terzo dei giovani piacerebbe fare un lavoro artigiano, visto che secondo loro presenta parecchie delle caratteristiche del lavoro che desiderano: autonomia nei contenuti e nella gestione di tempi e orari, mx di valori tradizionali e nuove attese soggettive. Un lavoro che esprima anche «convinzioni, valori e passioni», per essere «coinvolgente e non routinario».

A rivelare l’attrattività ideale che l’artigianato ha sui giovani è la quarta edizione di «Radar artigiano», il Rapporto commissionato da Confartigianato al Censis che ha analizzato innanzitutto che cosa si aspettano i giovani oggi dal lavoro e conseguentemente quanto il lavoro artigiano, con le sue peculiarità, possa rispondere a tali attese.

«I risultati indicano chiaramente che l’attrattività potenziale dell’artigianato è alta – sottolinea il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti -. L’immagine che hanno dell’impresa artigiana è vicina alle loro aspirazioni. Perciò, tutti noi imprenditori artigiani dovremmo puntare sugli aspetti che più caratterizzano la nostra capacità imprenditoriale – autonomia, valori, mix tra tradizione e innovazione, creatività, orari, per riuscire a far entrare sempre più giovani nelle nostre aziende ma anche perché essi sviluppino la voglia di fare impresa».

Un aspetto, quest’ultimo, che rappresenta uno dei timori dei giovani, secondo quanto rilevato dal rapporto Confartigianato-Censis. Un «buon lavoro», infatti, per essi «coinciderebbe con l’avvio di una propria impresa – sottolinea lo studio -, soluzione apprezzata ma troppo spesso confinata a sogno reso proibito dalla percezione di rischi troppo alti».  Per Tilatti «questo è un problema che va affrontato su più versanti, con l’apporto informativo dell’associazione di categoria ma anche con l’intervento mirato delle istituzioni, per creare quelle condizioni che rendano facilmente percepibile ai giovani che fare impresa è un’opportunità e che vi sono gli strumenti che possono accompagnare l’attività nel suo avvio».

I NUMERI

Nello specifico, il lavoro artigiano nei giovani evoca qualità (42,7%), tradizione (37,7%), talento, abilità (34,2%), vocazione artistica, creatività (29,9%): ecco la quaterna dei termini che

vengono per primi in mente ai giovani quando sono evocati artigianato. Per l’86% dei giovani i prodotti dell’artigianato sono ambasciatori dello stile italiano nel mondo, il 90,1% ritiene che l’identità di un territorio sia espressa anche da prodotti e saperi degli artigiani. Nel sistema valoriale dei più giovani, c’è una voglia di autenticità a cui risponde il valore profondo dell’artigianalità come incarnazione di una tipicità autentica locale, espressione di storia e tradizione di comunità reali.

Ulteriore elemento messo in evidenza dal Rapporto, è la connessione tra lavoro artigiano e relazione. «Il racconto del lavoro artigiano rivolto ai giovani dovrebbe dare attenzione specifica, per il 77,5% dei giovani, al fatto che si svolge in contesti di lavoro più funzionali alla buona relazionalità e per il 61% che si svolge prevalentemente in piccole imprese – sottolinea lo studio -. In tale modo si renderebbe evidente che l’attività artigiana si svolge in contesti in grado di rispondere all’esigenza di buona relazionalità così importante per i giovani».

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