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INAUGURA A CASTIONS DI ZOPPOLA (PN) LA MOSTRA INEDITA IRENE E LE ALTRE. LA CONDIZIONE DELLA DONNA ARTISTA IN FRIULI (secc. XVI – XIX) ALLA GALLERIA CIVICA D’ARTE “CELSO E GIOVANNI COSTANTINI”

DAL 7 DICEMBRE 2024 AL 23 FEBBRAIO 2025

Una esposizione inedita che mette a fuoco un tema mai indagato prima d’ora in maniera approfondita, ma di grande attualità e in linea con i cosiddetti gender studies, quello della donna artista in Friuli Venezia Giulia. Dal 7 dicembre 2024 al 23 febbraio 2025 negli spazi della Galleria Civica d’Arte “Celso e Giovanni Costantini” di Zoppola (PN) si potrà ammirare la mostra Irene e le altre. La condizione della donna artista in Friuli (secc. XVI-XIX) a cura degli studiosi Enrico Lucchese e Stefano Aloisi. 

La mostra, che gode di un contributo della Regione Autonoma Friuli-Venezia Giulia, è stata organizzata dal Comune di Zoppola con il partenariato dei comuni di San Giorgio della Richinvelda e di Spilimbergo, della Scuola Mosaicisti del Friuli, della Fondazione Friuli e della Società Filologica Friulana e in collaborazione con ARLeF – Agjenzie Regjonâl pe Lenghe Furlane e Fondazione Giovanni Santin ONLUS.

Se le figure della cremonese Sofonisba Anguissola nel Cinquecento, quella di Artemisia Gentileschi nel Seicento tra Roma e Napoli e quella di Rosalba Carriera a Venezia nel Settecento hanno un posto riconosciuto nella storia della pittura italiana che attesta il loro valore e intraprendenza nell’essersi ritagliate un ruolo di primo piano come artiste, in Friuli Venezia Giulia mancava ancora un approfondimento sistematico che facesse il punto e tracciasse una mappa nei secoli della presenza della donna come protagonista e autrice nelle arti figurative.

La mostra friulana per la prima volta documenta, analizza e porta alla luce in quattro sale, attraverso quaranta opere tra disegni, incisioni, dipinti e libri una mappa regionale, a partire dal Cinquecento, della presenza femminile nelle arti attraverso quattro secoli di storia. Una presenza comunque sporadica e limitata esclusivamente a donne appartenenti alla nobiltà locale o a loro volte figlie d’arte, ma comunque sintomatica di aspirazioni condivise e ricercate anche in un territorio per molti versi marginale come l’estremo Nord Est, attraverso tre secoli di storia. In mostra sono esposti lavori di Quintilia Amalteo, Felicita Sartori, Marianna Pascoli Angeli, Luigia Pascoli Angeli, Maria Ippoliti, Vittoria Peretti di Prampero, Alice Dreossi e Claudia Panciera.

Spunto e fulcro della mostra è la figura talentosa di Irene di Spilimbergo (Spilimbergo, 1538 – Venezia, 1559), pittrice vissuta nel Cinquecento nella cittadina vicina al Tagliamento, e scomparsa poco più che ventenne. Di lei e della sorella Emilia, anch’essa artista, esistono due ritratti della seconda metà del Cinquecento custoditi alla National Gallery di Washington, attribuiti ad un pittore della cerchia di Tiziano, Gian Paolo Pace. Leggenda vuole che del grande Tiziano la giovane Irene fosse stata allieva, sebbene le fonti non lo documentino ufficialmente. I due ritratti emigrati oltre oceano saranno presenti in mostra come facsimile. È invece presente in mostra un testo molto importante che documenta quanto la figura di Irene avesse colpito i suoi contemporanei, la cinquecentina di Dionigi Atanagi da Cagli, che raccoglie una silloge di versi e prose di vari autori dell’epoca tutti dedicati a lei e redatti poco dopo la sua morte prematura.

Irene da Spilimbergo divenne musa ispiratrice nell’Ottocento grazie ad un dipinto realizzato su commissione dal pittore friulano Jacopo D’Andrea, che  tra 1853 e 1854 realizzò su una tela il soggetto Tiziano insegna la pittura a Irene da Spilimbergo, presente in mostra nella duplice veste di bozzetto e tela definitiva. Il soggetto realizzato da D’Andrea, originario di Rauscedo e professore all’Accedemia di Venezia, ebbe particolare fortuna nell’Ottocento.

Opere sconosciute al pubblico, pure per molti specialisti, esse aprono a un’inedita riflessione di storia sociale dell’arte al femminile in Friuli, esaminando gli esempi delle cosiddette ‘figlie d’arte’ come Quintilia Amalteo per giungere al cosmopolitismo della pordenonese Felicita Sartori e i suoi rapporti con Rosalba Carriera. Anche la pittrice monfalconese Marianna Pascoli (con sua sorella Luigia, acquafortista) avrà un ruolo originale, in pieno Neoclassico e in contatto con Canova, quasi a traghettare verso un nuovo modello di donna diva talentuosa, stavolta nei teatri mondiali: la cividalese Adelaide Ristori (1822-1906) di cui si mostreranno ritratti noti e inediti, in particolare quello di Jacopo D’Andrea che ritrae l’attrice nelle vesti di Rosmunda.

In una prospettiva critica di storia sociale dell’arte femminile nella sua peculiarità regionale, in mostra sono presenti anche alcuni focus dedicati a protagoniste in altri ambiti culturali coevi, quali Adelaide Ristori. Compiere una ricerca sulla donna artista, operosa tra i secoli XVI e XIX, significa individuare e valorizzare delle opere, conservate in pubbliche collezioni e poco visibili.

A corollario della mostra ci sarà un d’importante convegno sul tema, sempre a Zoppola, il 31 gennaio 2025.

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