IL NUOVO “LESSICO UMANISTICO PER IL TERZO MILLENNIO” DELLA SOMSI PORDENONE COMINCIA A RISUONARE DALL’ANIMA INCANTATA DELLA TERRA “KARSIANA”
Mercoledì 20 novembre alle 20.45 al Convento di San Francesco di Pordenone saranno in scena Angelo Floramo e Paolo Forte alla fisarmonica per guidare il pubblico in un suggestivo viaggio tra storie, lingue, personaggi e spazi fatti di silenzio e di luce
Uno spazio dell’anima fatto di silenzio e di luce, un altopiano profumato di bosco e di terra: questo è il Carso nelle parole di Angelo Floramo, che, su invito della Storica Società Operaia di Pordenone, è stato sollecitato a scrivere una sorta di nuovo “Lessico Umanistico per il Terzo Millennio”, mettendo insieme lingue, storie, personaggi, paesaggi che danno conto di quel meraviglioso intreccio di culture che costituisce la ricchezza del Friuli Venezia Giulia, territorio di confine che, sull’onda anche di GO!2025, è proiettato a oltrepassarlo definitivamente, per riappropriarsi di quella condizione di felice meticciato che ne costituisce l’inconfondibile identità. Primo atto di questo originale percorso, lo spettacolo di musica e affabulazione dal titolo “Karsiana”, che lo stesso Angelo Floramo metterà in scena con la fisarmonica di Paolo Forte mercoledì 20 novembre alle 20.45 presso il Convento di San Francesco a Pordenone, grazie al sostegno della Regione e del Comune cittadino. Nelle intenzioni dell’autore, interpellato proprio per la sua perfetta condizione di moderno cantore di queste terre, con tutte le loro sfumature, il pubblico non assisterà a un vero spettacolo, ma sarà piuttosto preso per mano e condotto attraverso affabulazioni e musica a visitare i sentieri che innervano questi paesaggi di orti e di case di pietra, boschi di castagni e alberi di susine. Un mondo sospeso, dove “le vigne hanno legni antichi, storti come le dita delle vecchie, che ancora indossano vestiti neri. Neri gli scialli, i fazzoletti che raccolgono i capelli. Sogni e fatica, tragedia e bellezza, utopia e dolore, bestemmia e preghiera si sono intrecciate a formare una topografia sensoriale, che ha il passo delle stagioni”. Se ne potranno ascoltare le voci, respirare i profumi, attorno al tavolo della festa dove esplodono canti e sapori, tra il pentolone di coccio della jota e l’ebbrezza di un calice di vino. Infine la voce narrante porterà in un piccolo paesino dell’Altopiano, a Sveto, nel cui cimitero riposano tutte le storie del mondo, comprese quelle dell’Autore: qui hanno risuonato migliaia di passi, miriadi di voci. Illiri, Celti, Slavi, Goti, Unni e Bizantini. Sarà dunque un viaggio intimo e sussurrato dentro le pieghe dell’anima che saprà anche trasformarsi in grassa risata, unta di sugosi accenti, custodita in villaggi aggrappati al bordo del mondo, dove si ferma il fluire dei secoli.
Lo spettacolo è ad ingresso libero.