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ORDINE DEI MEDICI: LE REGOLE DELLE VISITE A DOMICILIO

La visita domiciliare del medico di medicina generale: quando ne abbiamo diritto?

Molti pazienti si chiedono perché il proprio medico di famiglia non faccia le visite a domicilio ogni volta che sono richieste. Il Covid, va premesso, non c’entra nulla. Durante la pandemia, infatti, per i casi positivi o sospetti intervenivano le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale), che erano state istituite proprio per questo, anche se spesso la domanda veniva posta: “Dottore, perché non viene a visitarmi a casa?”. Una domanda che ancora oggi molti utenti si  fanno, forse perché non sanno che le visite domiciliari del medico di medicina generale non sono dovute, ma seguono un preciso regolamento. 

Il Presidente dell’Ordine dei Medici di Udine, Gian Luigi Tiberio sgombera i dubbi: “E’ vero che in anni passati, i medici di famiglia spesso facevano viste a domicilio anche se non necessarie, magari solo per rassicurare i propri pazienti con cui c’è sempre un lungo e duraturo rapporto di fiducia. Oggi questo è sempre più difficile, a causa del progressivo aumento dei carichi di lavoro, legato all’invecchiamento della popolazione e delle conseguenti cronicità, ma anche della burocrazia, che porta via sempre più tempo al medico.  A seguito di ciò, si è iniziato ad applicare, giustamente, il regolamento che disciplina le visite a domicilio”. Queste, infatti, sono previste solamente in caso di non trasferibilità dell’ammalato, ovvero quando il paziente ha delle reali difficoltà a recarsi in ambulatorio e non può essere trasportato in maniera autonoma con i comuni mezzi di trasporto, ma solo con l’ambulanza. “In tutti gli altri casi – precisa Tiberio – la visita a domicilio non è appropriata. Così come i pazienti, ad esempio, si recano al pronto soccorso in maniera autonoma, allo stesso modo possono farlo nell’ambulatorio del proprio medico: è la stessa cosa. La visita domiciliare – aggiunge – deve essere richiesta a ragion veduta, per non caricare il medico di richieste inappropriate, dovremmo sempre valutare se siamo davvero impossibilitati ad andare presso l’ambulatorio. Avere 38° di febbre, ad esempio, non significa avere  diritto ad una visita  domiciliare. Di norma le visite vengono eseguite in ambulatorio, su appuntamento. La richiesta di visita a casa è legittima, ma la necessità spetta al medico valutarla, non al paziente. Così come le visite specialistiche si fanno presso gli ambulatori o in ospedale, lo stesso vale per le visite del MMG. Se, poi, un paziente ha dei problemi particolari, pur facendolo venire in ambulatorio, per agevolarlo, gli si può dare una corsia preferenziale”. 

Quanto alle prescrizioni di farmaci via telefono, che a volte lasciano perplessi i pazienti, Tiberio specifica: “I medici di medicina generale conoscono bene i propri assistiti. E’ chiaro che la valutazione in ambulatorio è più opportuna, ma come detto prima, la determinazione spetta al camice bianco che, comunque, si assume una responsabilità nel momento in cui fa una prescrizione al telefono”. Lo stesso orientamento è anche quello preso dai pediatri di libera scelta, un orientamento dettato da regole che, medici e assistiti sono tenuti a rispettare. 

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