OSPEDALE DI UDINE: CORSA CONTRO IL TEMPO PER RIMUOVERE UN OROLOGIO NELLO STOMACO
L’intervento della Gastroenterologia ha evitato il peggio al paziente
Domenica 29 maggio un uomo di 52 anni ha inghiottito un orologio e l’equipe medica e infermieristica della Struttura di Gastroenterologia del Santa Maria della Misericordia di Udine è riuscita ad estrarlo dallo stomaco evitando al paziente possibili complicazioni legate al passaggio dell’oggetto lungo il tratto digestivo.
Dalla lisca di pesce ai noccioli di frutta, dal pezzo di giocattolo alla protesi dentaria, dalla moneta al cacciavite, dalla lametta all’”ovulo” di droga, dai magneti fino alle pile a stilo oppure a disco. Nell’inventario dei corpi estranei ingoiati si contano anche i bocconi di cibo (i cosiddetti boli alimentari), spesso in pazienti con problemi di patologie dell’esofago.
Il campionario di ciò che grandi e piccini riescono a inghiottire è degno di un collezionista.
«Qui a Udine interveniamo su 30-35 casi all’anno – spiega la dr.ssa Debora Berretti, direttore della Struttura di Gastroenterologia dell’Ospedale di Udine – di questi 10-15 riguardano i bambini mentre per il resto si tratta di persone adulte: il 70% sono ingestioni accidentali e il 30% volontarie (pazienti con problemi psichiatrici, detenuti o corrieri della droga)”.
“L’ingestione di corpi estranei non è un evento raro – precisa la dr.ssa Berretti – La maggior parte riesce a transitare spontaneamente attraverso il canale alimentare e viene espulsa con le feci», ma «il 10-20% rimane intrappolato nell’esofago o nello stomaco e va rimosso per via endoscopica. Meno dell’1% richiede un’operazione chirurgica». I modi e tempi dell’intervento di estrazione variano in base al tipo e alla forma del corpo estraneo. Pinze dai nomi bizzarri (dente di topo, alligatore, pellicano) forgiate ad arte per permettere il recupero del corpo inghiottito, retini e cestelli per raccoglierlo: sono solo alcuni degli speciali strumenti nell’armamentario dei gastroenterologi.
Storie di ordinaria endoscopia d’urgenza a lieto fine all’ospedale di Udine, dove opera un team di esperti specializzati che, insieme ai colleghi anestesisti, sono sempre presenti per assicurare ai pazienti le cure necessarie.