FRIULI VG

SPUNTA UNA TASSA SUL  GANCIO PER RIMORCHIO: L’AGENZIA DELLE ENTRATE SPEDISCE 40MILA LETTERE ALLE IMPRESE, CHIEDENDO TRE ANNI DI ARRETRATI

Oscar Zorgniotti capocategoria Meccatronici Confartigianato Fvg: «Dopo un ventennio di non applicazione, improvvisamente si chiedono anche gli arretrati. Non congrua una tassa applicata indipendentemente dall’utilizzo del gancio. Regione e parlamentari intervengano».

Una norma ventennale ma che in Friuli Venezia Giulia si è deciso di far valere quest’anno spedendo 40mila lettere e chiedendo tre anni di arretrati. È  ciò che ha colto di sorpresa una miriade di piccole aziende che sono in possesso di un automezzo sotto le 3,5 tonnellate il cui libretto presenta valori di massa rimorchiabile tecnicamente ammissibile, a prescindere se l’automezzo abbia installato o meno struttura di traino. Per installare il gancio traino è necessario montare struttura idonea presso autofficina accreditata e richiedere aggiornamento della carta di circolazione, previo certificato di conformità.

«All’atto dell’acquisto il mezzo può essere privo del gancio e non è detto che il proprietario lo intenda installare», spiega Oscar Zorgniotti, capo-categoria dei Meccatronici di Confartigianato Fvg. «Su quel gancio – aggiunge – è prevista una tassa, indipendentemente dalla sua presenza. Nel resto d’Italia a farsi carico della riscossione di questo balzello sono le Regioni. In Friuli Venezia Giulia, l’amministrazione regionale ha delegato l’Agenzia delle entrate, la quale ora, improvvisamente, si fa sentire mandando migliaia di solleciti di pagamento e con la richiesta anche degli arretrati, per un triennio».

Le imprese gravate dall’ulteriore balzello riconoscono esistere una norma al riguardo, ma «rimangono perplesse per le modalità e le tempistiche di riscossione nel contingente – prosegue Zorgniotti -. In termini più generali, rilevano l’anomalia di una tassa che si applica su un dato tecnico presente sulla carta di circolazione ma non connesso alla sua effettiva presenza». È pur vero che, se non se ne fa uso, è possibile provvedere a cancellare la sua presenza dal Libretto di circolazione, «ma i costi sono tali da scoraggiare l’azione e ribadiamo che per vent’anni tale maggiorazione non è stata applicata», spiega il capocategoria.

L’appello, perciò, è duplice: «Alla Regione perché intervenga rispetto all’operazione in corso, quanto meno rispetto all’arretrato, e ai parlamentari con potere di legiferare perché si modifichi una norma che pare essere stata pensata per fare cassa».

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