TINA MODOTTI. L’OPERA. Apre oggi 22 settembre a Palazzo Roverella a Rovigo la grande mostra sulla fotografa di origine friulana, a cura di Riccardo Costantini
Pordenone. A cento anni di distanza dai suoi primi scatti, realizzati nel 1923 in Messico, apre venerdì 22 settembre a Palazzo Roverella, a Rovigo, “Tina Modotti. L’opera”, la grande mostra sulla leggendaria fotografa di origine udinese, un’artista libera e indipendente, eclettica, che ha sempre saputo rimanere fedele a sé stessa. L’esposizione, un’iniziativa della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo, prodotta da Dario Cimorelli Editore con Cinemazero, rimarrà aperta fino al 28 gennaio, tutti i giorni: dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 19 e sabato, domenica e festivi dalle 9 alle 20.
«Nel realizzare questo percorso espositivo, frutto di un’accurata operazione di mappatura di tutta l’opera di Modotti, – spiega il curatore, Riccardo Costantini, – abbiamo avuto ben chiaro un obiettivo: restituire un’immagine completa, articolata e varia della fotografa. Un quadro che potesse aprire ad approfondimenti su tipicità della sua produzione, in particolare aggiornando la riflessione sul suo sguardo femminile, civile, etnografico, democratico e relazionale».
Sono 300 le immagini in mostra, molte mai viste in Italia, da quelle che raccontano la società e il lavoro nel Messico degli anni Venti, alla ricostruzione dell’unica esposizione personale del 1929, da lei organizzata, fino alle rare immagini che raccontano il suo errare in molti Paesi.
«A lei, più che ad altri intellettuali del ’900, si è dato il discutibile privilegio di essere interessati maggiormente alla sua vita invece che alla sua produzione», annota ancora il curatore. «Oggi però è il tempo di ripensarla nella totalità della sua produzione e riscoprirla fuori dalla biografia, partendo dalla sua fotografia, come artista autonoma e donna, libera, umana, armata di profondi valori sociali, attenta alla condizione degli ultimi, alle battaglie di riforma ed educazione, capace di istanze al femminile di rara forza e precoci per i tempi: tutti temi di assoluta attualità che attraversano da sempre i suoi scatti, ribaditi oggi nello scoprire e studiare quelli meno noti».
Tina Modotti è, oggi più che mai, la sua fotografia: Cinemazero negli anni, con Gianni Pignat e Piero Colussi, ha portato avanti l’ambizioso progetto di ricostruire la sua produzione fotografica con ricerche in ogni lato del pianeta, fra musei e collezionisti privati, arrivando a individuare oltre 500 fotografie da lei scattate, molte di più di quelle note. Ora le sue foto sono acquisite, catalogate (anche se non sempre esibite) dai grandi musei del mondo e da diverse istituzioni culturali, nonché battute a prezzi da capogiro per la loro rarità nelle aste più prestigiose.
La mostra rodigina approfondisce la varietà di approcci dell’artista rispetto al soggetto ripreso, dalle nature morte, dai lavori più grafici e astratti, alla documentazione sociale fino alla comunicazione politica. Un percorso che ricostruisce la sua abilità di utilizzare la metonimia più della metafora e del simbolo, con quella capacità tuttora commovente di raccontare il reale – fra leggera sfocatura e precisa attenzione al “cuore” del soggetto – con assoluta forza comunicativa. Innegabilmente allieva di uno dei più grandi fotografi della storia, Edward Weston, ma capace fin da subito di attestare una sua autonomia stilistica.