FRIULI VG

WARTSILA. UIL FVG: NON ACCETTEREMO MAI E POI MAI QUESTI ESUBERI

Zorn: “450 alla Wartsila e 280 alla Flex, territorio non può assorbirli”

“Pensavamo che ci sarebbe stato un autunno caldo, ma ci sarà anche un’estate calda: non accetteremo mai e poi mai questi esuberi sul nostro territorio”. E’ perentorio il segretario generale UIL del Friuli Venezia Giulia, Matteo Zorn, aprendo in congresso della UILTuCS (turismo, commercio, servizi) con la notizia dei 450 esuberi su mille dipendenti annunciati nella notte allo stabilimento Wartsila di Trieste.
   Secondo il segretario regionale, quella della multinazionale finlandese Wartsila, “è un’operazione che mira a ottimizzare i profitti, perché nello stabilimento triestino non vi sono problemi di attività e di carichi di lavoro. La crescita dei costi produttivi legata ai contesti internazionali sono solo delle scuse: sono scelte strategiche di una multinazionale che viene a fare profitti sul territorio triestino, e che decide di delocalizzare la produzione lasciando solo il service”.
Parallelamente Trieste ha la crisi della Flex, continua Zorn, “280 esuberi su 570 dipendenti. Anche qui una multinazionale che per finanziare i profitti decide un simile esubero. Gli altri settori non possono e non devono assorbirli, per questo non accetteremo mai, mai, questi esuberi e questi numeri sul nostro territorio”, conclude.
“La situazione è ancora più grave perché vi sono i 450 esuberi, ma vi sono altrettanti lavoratori dell’indotto di che con la chiusura della produzione della Wartsila di Trieste rischiano la strada. Quindi tra i metalmeccanici a Trieste in questo momento a rischio sono in realtà un migliaio, tra Wartsila e Flex”, aggiunge il segretario UILM di Trieste, Antonio Rodà. E prosegue: “Ci attendevamo qualcosa da parte della multinazionale per il 2023, perché in Finlandia è stato completato uno stabilimento gemello di quello triestino, e per quest’ultimo l’azienda non ha fatto trapelare alcun piano dopo quella data. Non ci aspettavamo certamente una simile mossa in piena estate, un’operazione – continua il sindacalista – che è difficile chiamare delocalizzazione, perché Wartsila richiama la produzione in Finlandia. Ma è certamente un’operazione di “sciacallaggio” di una multinazionale che, a differenza della Flex, ha percepito qui notevoli incentivi e contributi pubblici, e ora chiude completamente la produzione in uno stabilimento che produceva motori ben prima del suo arrivo a Trieste”, conclude Rodà.

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