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ARRIVANO I ” GIORNI DELLA MERLA” E LA CANDELORA . COME LI AFFRONTEREMO?

Quali sono e perche’ si chiamano i ” Giorni della Merla” ? Sono gli ultimi giorni di gennaio (29, 30 e 31), che tradizionalmente vengono considerati i giorni più freddi dell’inverno e in generale dell’anno ( ma non sempre è cosi per l’Italia ) . Il motivo dietro la scelta del nome potrebbe dipendere dall’associazione comune tra il merlo (Tardus merula, un uccello passeriforme della famiglia dei Turdidi) e la primavera, ma sono presenti più ipotesi sulla scelta del termine tradizionale. Infatti secondo le credenze popolari, sopratutto a Nord del Paese ,  i “Giorni della Merla”  sarebbero i più freddi dell’anno, quelli in cui si raggiungono le temperature più basse di tutto l’inverno. Il proverbio popolare annuncia che se i giorni della merla si rivelano effettivamente freddi, la primavera sarà calda e ci sarà bel tempo; al contrario, se presentano delle temperature più miti, la primavera sarà più lenta ad arrivare e si manterrà fredda.Ma quanto possiamo contare su queste ” verità popolari” ? Come si sa le credenze non sono sostenute da prove scientifiche. Il Centro Geofisico Prealpino, infatti, acquisisce e analizza dati meteorologici da oltre cinquant’anni nella regione Lombardia e ha fatto delle interessanti considerazioni su questi tre giorni. Il periodo analizzato (1967-2015) è caratterizzato da questi dati:

Temperatura media dei tre giorni: 3,6 °C
Media delle temperature massime dei tre giorni: 7,3°C
Media delle temperature minime dei tre giorni: -0,1°C

Appurato che la temperatura media del mese di gennaio (nell’arco temporale analizzato) si aggira attorno ai 2,9°C, i “Giorni della Merla” mostrano un aumento di 0,7°C rispetto al dato mensile, confutando la credenza popolare. In altre parole, tanto più il mese procede quanto più la temperatura media cresce e così gli ultimi giorni del mese risultano più caldi. Insomma la figura del merlo come anticipatore della primavera è parte di tradizioni molto antiche, arrivate fino a noi tramite la letteratura e i racconti popolari. Dante ne parlava già nel 1300 all’interno della Divina Commedia. Con il passare degli anni questa tradizione non è scomparsa e, anzi, è ancora presente in particolar modo nel cremonese, nel maremmano e nel Friuli, luoghi in cui si usa ancora celebrare questa ricorrenza con feste e grandi falò. Questi giorni sono ricordati anche grazie a racconti, storie e filastrocche che richiamano i concetti di morte e rinascita e dell’alternarsi delle stagioni.

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