BELLUNO: CONDANNATO A TRE ANNI DI RECLUSIONE PER PECULATO, CONFISCATI I BENI PERSONALI PER OLTRE TRECENTOMILA EURO AD UN TUTORE GIUDIZIALE.
Un’altra brutta storia perpretata a danno di persone fragili .Questa volta il Tribunale di Belluno ha condannato per peculato alla pena di 3 anni di reclusione, una persona fisica, a seguito delle indagini condotte dai finanzieri del Comando Provinciale di Belluno. Si tratta di un noto imprenditore bellunese 78enne, Luciano Pasin, già tutore giudiziale di un proprio congiunto e che era stato destinatario, nel dicembre 2019, di un decreto di sequestro preventivo emesso dal G.I.P. del Tribunale di Belluno, su richiesta della locale Procura della Repubblica, finalizzato alla confisca “diretta” e “per equivalente” di immobili e disponibilità finanziarie, per un valore complessivo pari ad € 303.043,44. In esecuzione dello stesso, le Fiamme Gialle procedevano al sequestro di circa 5.000 euro sui conti correnti e, risultando questi incapienti, all’applicazione della misura ablatoria su sette immobili (quattro appartamenti e tre garage) ubicati in Belluno e su due immobili (appartamento e garage) siti in Treviso, intestati pro-quota all’indagato, sino alla concorrenza dei residui euro 298.088,85.
Le indagini, dirette e coordinate dalla Procura della Repubblica di Belluno e condotte dagli investigatori del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza bellunese con il supporto del nuovo amministratore di sostegno, avevano infatti consentito di accertare che, in relazione alla tutela legale di una donna, interdetta dal Tribunale di Belluno nel 2008 e deceduta nel 2021, il predetto imprenditore aveva svolto il proprio incarico adottando, fin da subito, una gestione del patrimonio gravemente negligente e sconsiderata, sfociata nell’illecita condotta penale del reato di peculato – art. 314 del Codice Penale – attesa la natura pubblica della tutela e la qualità di pubblico ufficiale del tutore dell’interdetto, in ciò avvalendosi anche della cooperazione della protutrice (avvocato nonché figlia del condannato) la quale si era parimenti occupata della gestione del patrimonio.
Nel 2020 gli era stato notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari poiché, in qualità di tutore, aveva posto in essere svariati episodi di mala gestio, dapprima appropriandosi della quota di legittima di euro 350.000,00 spettante alla sorella a titolo di eredità lasciata dal padre defunto e, successivamente, di ingenti somme di denaro, sottratte dal conto corrente della tutelata per complessivi euro 84.607,96, sino ad arrivare alla vendita, nel 2016, di un immobile di famiglia, in comproprietà al 50% con la sorella, ubicato a Belluno, appropriandosi ed utilizzando per fini propri l’intera somma ricavata, senza riversare alla tutelata la quota di spettanza. Lo stesso ha rifuso le somme che doveva allo Stato dei danni arrecati nonché ha risarcito gli altri coeredi.