“A tre anni e mezzo dallo scoppio della pandemia da Covid 19 e a oltre un anno dalla fine dello stato d’emergenza in Italia, non tutto è tornato a posto. In molti uffici pubblici, ad esempio, il ritorno alla normalità viaggia a rilento”. Così la capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale del Veneto Erika Baldin che esemplifica: “Come nel Comune di Cona dove è difficile per la cittadinanza trovare accesso ai servizi: lo riportano gli organi di informazione in seguito alla segnalazione del gruppo locale “Insieme per Cona”. Niente accoglienza nella sede municipale, nemmeno risposte telefoniche. Ma non è l’unico caso: a Chioggia ’ufficio Anagrafe riceve una cittadina o un cittadino alla volta e solo previa prenotazione. Comprenderei se fosse stata avviata la massiccia digitalizzazione dei certificati, ma così non è. Senza contare che alcune operazioni, come il rilascio della carta d’identità ora elettronica, necessitano della presenza in loco. Per cui urge tornare allo status quo precedente l’attuale regime, ovvero alle procedure correntemente attuate fino al 2019”.
“Ricordo inotre – continua Baldin – i lunghi ritardi cui incorre, appunto, chi ha bisogno di un nuovo documento personale e lo si è visto con i passaporti, quando le attese durano anche sette mesi: per fortuna, però, non è dappertutto così. E non è sempre responsabilità delle scelte effettuate da ogni singolo Comune anche riguardo l’applicazione pedissequa di norme oggi incomprensibili. È il motivo per cui chiedo alla Regione del Veneto di adoperarsi con le amministrazioni locali affinché venga resa uniforme in tutto il territorio la massima apertura possibile degli uffici, rimuovendo gli ostacoli precauzionali adottati in èra Covid oppure operando la moral suasion con il governo centrale “di filiera” per ottenere lo stesso risultato”.
“Occorre inoltre considerare che dietro le decisioni degli enti c’è anche la penuria di personale: molte impiegate e impiegati – conclude Erika Baldin – sono andati in pensione per gli effetti di “quota cento”, e non sono stati rimpiazzati. Eppure i Comuni hanno le risorse e il tempo per avvicendarli attraverso il turn over regolato da concorsi. Non è tollerabile che vi siano prestazioni erogate solo la mattina, e non nei pomeriggi settimanali di rientro: questo mina ancora di più la fiducia delle cittadine e dei cittadini verso le istituzioni”.