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LOMBARDIA : MASSIMO CACCIARI, STEFANO ZAMAGNI, UMBERTO CURI Il desiderio declinato in tre differenti lectio magistralis al Festival Filosofi lungo l”Oglio

Sarà una settimana ricca di riflessioni quella organizzata dal Festival Filosofi lungo l’Oglio in programma dal 17 al 19 giugno, sempre alle ore 21:00. Sul palco, in tre diversi comuni, si troveranno a dibattere, sul tema della XIX edizione Desiderare rispettivamente: Massimo Cacciari, Stefano Zamagni, Umberto Curi.

Considerato tra i più illustri pensatori contemporanei, Massimo Cacciari terrà una lectio magistralis nel corso della quale indagherà lo stretto rapporto, ma anche le differenze, che intercorrono tra Conatus e Desiderium. Se da un lato nella sua Etica Spinoza sostiene che: «lo Sforzo (Conatus) con cui ogni cosa cerca di perseverare nel suo essere non è altro che l’essenza della cosa stessa» (Proposizione VII) dall’altra egli sostiene che la Mente «è conscia del proprio sforzo» (Proposizione IX). Lo scoglio che segue è di grande importanza, poiché da una parte sostiene la sovrapponibilità dei concetti di Volontà, Appetito, Desiderio, e dall’altra giunge su questa base a determinare «l’essenza stessa dell’uomo» esattamente come ogni altra cosa o vivente, salvo tradurre quell’Appetito in Volontà, quando ci riferiamo alla sola mente, o in Desiderio (Cupiditas) in quanto gli uomini sono cosci del loro Appetito: «il Desiderio è l’Appetito unito alla coscienza di sé».L’incontro avrà luogo, lunedì 17 giugno, nella splendida cornice di Villa Morando, a Lograto.

Il giorno successivo, l’economista Stefano Zamagni, al Castello di Dello, parlerà delle ragioni per le quali l’economia dell’arricchimento va annullando il bisogno del desiderare.  A partire dalla metà del XX secolo, l’homo consumans ha monopolizzato l’immaginario della libertà. La centralità del consumo è andata di pari passo con la svalutazione del lavoro, considerato mero strumento per acquisire potere d’acquisto e dunque sempre meno in grado di farsi parte costitutiva dell’identità personale. Da quando ha compreso che il lavoro non bastava più per sostenere la crescita, l’economia capitalistica si è interessata della capacità di consumare, costruendovi attorno un vero e proprio modello sociale. La “società dei consumi” non è un evento naturale, ma un progetto sociale pienamente attuato a far tempo dagli anni settanta del secolo scorso. L’esito è stata la cancellazione del desiderio, sostituito dall’accontentarsi. Il che ha determinato una progressiva diminuzione di generatività e di conseguenza di “pubblica felicità”.

Mercoledì 19 giugno, toccherà ad Umberto Curi, nel suggestivo chiostro di San Bernardino, a Caravaggio, a sostare sulla figura del Don Giovanni: un personaggio chiave nell’immaginario del desiderio e della seduzione. Il suo preambolo è che il dongiovannismo non possa essere concepito se non come “fase suprema” dell’ateismo. Don Giovanni percorre la modernità con la tracotanza dell’eroe eponimo dell’erotismo seriale e insaziabile. L’appellativo comune ricalcato su di lui qualifica l’amatore compulsivo, il donnaiolo senza requie, l’agonista del corteggiamento che aggiorna di continuo il proprio medagliere. Ma un simile stereotipo di sfrenatezza sessuale è in gran parte dovuto all’equivoco in cui sono rimaste intrappolate le tradizioni interpretative che a lungo si sono cimentate con la figura di Don Giovanni.

L’ingresso agli eventi è generalmente libero. Per alcuni incontro è previsto un contributo di € 10,00

 

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