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MESTRE : DISCORSO DEL SEGRETARIO GENERALE DELLA CISL VENEZIA MICHELE ZANOCCO

“In queste celebrazioni che noi facciamo della Resistenza, di fatti e di figure di quel tempo, noi ci illudiamo di essere qui, vivi, che celebriamo i morti.

E non ci accorgiamo che sono loro, i morti, che ci convocano qui, come dinanzi a un tribunale invisibile, a render conto di quello che in questi anni possiamo aver fatto per non essere indegni di loro, noi vivi. Noi sentiamo, quasi con la immediatezza di una percezione fisica, che quei morti sono entrati a far parte della nostra vita. E quando pensiamo a loro per giudicarli, ci accorgiamo che sono loro che giudicano noi. È la nostra vita che può dare un significato e una ragione rasserenatrice e consolante alla loro morte; e dipende da noi farli vivere o farli morire per sempre”.

Così Piero Calamandrei parlava ai giovani studenti universitari a Milano nel 1955: penso che questa sia la riflessione che oggi dobbiamo fare e che ci deve accompagnare insistentemente, ogni giorno.

Affinché il ricordo dei partigiani, uomini liberi caduti, che ci vede qui oggi non sia solo una celebrazione, non sia solo un ripetitivo momento formale, dobbiamo far vivere nelle nostre menti e nei nostri cuori ma soprattutto nelle nostre azioni quanto questi eroi, tanto umani e comuni, ci hanno consegnato.

Dobbiamo pertanto custodire preziosamente il loro sacrificio, coltivare la memoria e agire per dare consistenza a quanto contenuto nella nostra Costituzione, che è il vero e unico testamento che tutti questi caduti ci hanno affidato pagando il prezzo estremo della loro vita. Tra tutti questi martiri del fascismo oggi dobbiamo ricordare Giacomo Matteotti, di cui quest’anno decorre il centenario dalla morte.

Un difensore dei diritti dei lavoratori braccianti del rodigino e antifascista della prima ora parlamentare e segretario del Partito socialista unitario, che venne trucidato nel 1924 a Roma da un manipolo di fascisti perché colpevole di aver denunciato, davanti a tutto il Parlamento, gli abusi e le violenze delle camicie nere durante le elezioni dell’aprile di quello stesso anno.

La Resistenza è stata parte integrante della liberazione non solo della nostra terra ma dell’intera Europa. Un’Europa che, nel desiderio di allora e nel bisogno di oggi, deve diventare luogo di pace e convivenza civile, che valorizzi e operi per lo sviluppo, il progresso tecnico/scientifico e la conoscenza, che tenga strette le proprie radici ed i propri valori, ma che operi per l’integrazione e la multiculturalità, che sia la culla di un nuovo umanesimo sociale e culturale.

Un’Europa inclusiva, che non sia costruita sulla finanza e sulla burocrazia ma sulla solidarietà ed il lavoro, dove non si punti al predomino di un paese sull’altro ma che diventi un luogo dove al centro ci sia l’Uomo, il valore della persona, la sua crescita, la sua protezione ed il suo benessere. E per costruire un luogo come questo serve, oggi come allora, che ogni paese operi nello spirito della Resistenza. Un’Europa che si schieri sempre per la pace, un valore inestimabile per i popoli. Una pace oggi messa in discussione dalle tensioni e dai conflitti che bussano alle porte del nostro continente.

“Nel campo politico, la Resistenza significò volontà di creare una società retta sulla volontaria collaborazione degli uomini liberi ed uguali, sul senso di auto-responsabilità e di auto-disciplina che necessariamente si stabilisce quando tutti gli uomini si sentono ugualmente artefici e partecipi del destino comune, e non divisi tra padroni e servi”.

E questa volontà, così profonda da portare al più grande sacrificio che una persona può immaginare, quello della propria vita per gli altri, ha scolpito sulla pietra la seconda parte dell’articolo 3 della nostra Costituzione:

“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’uguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.

Ecco, quindi, che i temi dell’istruzione, del lavoro e della partecipazione diventano gli strumenti necessari per rimuovere gli ostacoli che impediscono di poter raggiungere l’uguaglianza e libertà.

Un’istruzione che non sia indottrinamento ma che consenta lo sviluppo delle capacità critiche di ognuno, perché dalla diversità di idee fiorisce la cultura. Istruzione e formazione disponibili, che ci possano accompagnare tutta la vita, che consentano ad ogni persona di coltivare e valorizzare i propri talenti, mettendoli a frutto nel lavoro così come nella società.

La libertà viene dalla capacità di essere autonomi nella sussistenza individuale e della propria famiglia.

Ecco che il lavoro, con le sue fatiche e le sue difficoltà è la chiave della libertà, dell’uguaglianza e dell’autonomia di ogni persona. Il lavoro prima dell’assistenza.

Offrire, guardare o aspirare all’assistenza come fine significa relegare ai margini della società le persone, legarli al potente o al politico di turno e togliere loro la dignità della vita e la libertà di pensiero, generando solo servi ricattabili.

Per questo è fondamentale operare per indirizzare le politiche economiche del paese verso gli investimenti produttivi, per la costruzione di infrastrutture materiali ed immateriali e per il sostegno allo sviluppo industriale ed occupazionale, non certo per generare solo ricchezza a favore delle rendite finanziarie ma risorse da reinvestire per il lavoro e l’occupazione.

Oggi festeggiamo il 79esimo anniversario della Festa della Liberazione.

Non facciamolo per consuetudine o con effimere emozioni, ma nel silenzio del ricordo e della memoria, una fiamma che deve restare vivida, accesa e attenta affinché quanto ricordiamo non accada mai più perché, come ci ammoniva il poeta tedesco Bertold Brecht:

“I popoli hanno vinto l’imbianchino e tutto il suo regime è andato a fondo ma ora non dormite sugli allori e non pensate solo ai fatti vostri. Il ventre da cui costui è venuto fuori, è ancora gravido di mostri”.

Ricordiamolo per sempre. Viva la Resistenza, Viva la Libertà, Viva l’Italia.

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