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MONTEBELLUNA (TV) : Un’altra azienda del distretto calzaturiero di Montebelluna (TV). Chiude i battenti ARSENALE 5srl dei F.lli DAL BELLO.

La società ARSENALE 5 Srl di Fonte (TV), controllata dai fratelli Leonardo e Rossella DAL BELLO, ha presentato ricorso ex artt. 40-44 CCII, iscritto il 04.10.2024 al Registro delle Imprese, per l’accesso agli strumenti di regolazione della crisi e dell’insolvenza e alla liquidazione giudiziale della propria attività. Il Tribunale di Treviso ha avviato la procedura in data 15 ottobre 2024 nominando quale Giudice Delegato il Dr. Clarice Di Tullio, ed è in corso la fase di accertamento del passivo. Il Dr. Mario Conte  è stato nominato Commissario Giudiziale della società. Arsenale 5 era produttrice di calzature per molti marchi del Lusso, fra cui MAX MARA, MAX & CO., MONCLER, MARINA YACHTING, IVES SAINT LAUREN, JILL SANDER, CHLOE, VALENTINO, ed aveva investito notevolmente sul lancio e crescita del proprio giovane marchio PANCHIC. A pesare sui conti della società potrebbero esser stati i diversi contenziosi avviati dalla Saldarini 1882 di Como, tutt’oggi in corso, con richiesta di ingenti danni per la vendita a quest’ultima di calzature PANCHIC con falsa indicazione d’origine “Made in Italy”. Ad insospettire l’azienda comasca, erano state le dichiarazioni di Leonardo Dal Bello, che in una tesi pubblicata alla Ca’ Foscari sembrava vantarsi dicendo che la produzione della sua azienda era “decentrata in Romania, dove è possibile mantenere la qualità elevata e risparmiare tra il 20% e il 30% rispetto al costo di produrre in Italia” dove “al momento investire in risorse umane non è possibile”. Proprio da tale disputa originò l’accertamento in cui la Guardia di Finanza di Castelfranco Veneto verificò e contestò ad Arsenale 5 che, contrariamente a quanto indicato sui prodotti venduti fraudolentemente con dicitura “Made in Italy”, 22.532 paia di calzature a marchio PANCHIC, per un controvalore commerciale che si stima non esser inferiore a 3,3 milioni di Euro, erano state invece interamente prodotte in Romania.

L’azienda Trevigiana, che dava impiego ad una quarantina di dipendenti, non ha mai depositato il bilancio del 2023 e non è dato sapere cosa abbia portato al conclamato dissesto economico.

L’esercizio dell’anno precedente si era invece chiuso con un fatturato di 10,6 milioni di Euro a fronte di costi della produzione di 10,8 milioni. Già allora emergevano segni indicatori di un possibile deterioramento della capacità finanziaria aziendale, a causa dell’ingente aumento dell’esposizione bancaria passata da 3,52 milioni a 4,4 milioni (+24%), di cui 3 esigibili entro l’esercizio, dei debiti complessivi fino a 8,7 milioni (+19%), con un incidenza del 87% sul fatturato. A gravare sulla liquidità aziendale anche l’aumento dei crediti da riscuotere dai clienti, aumentati da 3,45 a 4 milioni, pari a circa il 40% del fatturato, ed un importante aumento delle rimanenze finali, passate da 3,45 milioni a 4,7 milioni (+37%).

La società ha operato con numerose banche nazionali e del territorio (Volksbank, Intesa, BPM, MPS, Cofidi, SACE, Banca Popolare di Verona, Banco Desio, Banca Sella, BMC, BNL, Banca Popolare di Marostica) ed ha ottenuto importanti sussidi statali, anche con garanzia SACE.

 

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