Padova: il cantiere della cultura. La città si candida al riconoscimento di Capitale Italiana della Cultura
E’ stata presentata alla stampa questa mattina la candidatura di Padova quale Capitale Italiana della Cultura . L’assessore alla cultura Andrea Colasio spiega: “Abbiamo deciso di candidare Padova a Capitale Italiana della Cultura. Lo abbiamo fatto per una molteplicità di ragioni. Innanzitutto perché lo dobbiamo ai nostri cittadini e alle tantissime associazioni culturali, ma anche sportive che hanno accompagnato e condiviso il complesso e lungo percorso che ci ha portati alla Urbs picta.
Questi ultimi anni hanno rappresentato per le politiche culturali di Padova un momento particolarmente fecondo, per certi versi unico e eccezionale. Abbiamo finalmente riscoperto la nostra vocazione di grande città d’arte europea. Indubbiamente le diverse tappe di avvicinamento al riconoscimento Unesco per i cicli pittorici del XIV secolo sono state un vero e proprio momento di crescita collettiva: l’intera città si è riconosciuta nel suo patrimonio culturale. La storia del Trecento, con i grandi artisti, da Giotto a Altichiero, e la grande epopea Carrarese che è stata il vero “motore immobile” della Urbs picta, sono divenuti progressivamente patrimonio comune della nostra comunità: si sono trasformati in un grande motivo di orgoglio, hanno permesso di reinventare o meglio di disvelare una identità cittadina troppo a lungo latente, come se pesasse ancora su quella storia e sulla nostra città la damnatio memoriae veneziana. La grande maggioranza dei padovani si è riconosciuta in questo processo: Padova meravigliosa, siamo Patrimonio Unesco. Una formula dal forte contenuto storico-identitario che affonda le sue radici nelle cronache dei Gatari del Trecento, che parlando del complesso della Reggia e del Castello Carrarese non esitavano a rimarcare la loro bellezza, la loro eccezionalità, e che connotavano, appunto, come ovra meravejosa, al punto che “ciascun forestiero desiderava di vedere per singolare cossa“.
Ma, lo avevamo sempre detto, la Urbs picta non costituisce il terminus ad quem di questo percorso, non è l’ultima tappa di questo vero e proprio “Rinascimento” culturale. Con il riconoscimento Unesco la storia non finisce. Al contrario: si configura come la prima tappa di un nuovo inizio. Si è iniziato un processo di profonda riscrittura della trama identitaria cittadina, che non si traduce in mere formule retoriche o in una convenzionale reinvenzione del passato. Nulla di tutto ciò. Quello con cui ci si sta confrontando e con cui ci dovremo confrontare nei prossimi anni è un processo profondo di riamalgama dello spazio urbano: la nostra città verrà lentamente riplasmata.
Padova, nella sua lunga storia millenaria, ha sedimentato un forte sentimento di appartenenza identitaria. Un’identità non certo modulata sul paradigma esclusivo di “sangue e terra”, ma, al contrario, che si è venuta forgiando attorno alla sua dimensione cosmopolita e inclusiva. Ben prima della “patavinitas” che caratterizzava la Padova di Tito Livio, i padovani erano orgogliosi della loro città: così come ce lo racconta quel cittadino che, ancora nel VI secolo a. C., non esitava a rimarcare, nel “bracciale” in bronzo che donava ad un tempio della città di Altino, che lui era “patavnos”. Insomma, una storia identitaria di lunga durata, 2600 anni, quella stessa che racconta il nostro Museo Archeologico, con l’epopea dei Venetkens.
Identità culturale e inclusività, due dimensioni polari, due colonne su cui la nostra città ha saputo costruire il suo processo identitario: Padova Capitale Europea del Volontariato, così come per ben due volte, Patrimonio Unesco dell’Umanità, prima con l’Orto Botanico, poi con la Urbs picta. Due distinti siti Unesco: una prerogativa condivisa con pochissime altre città al mondo.
Ma, e veniamo al fondamento di questa nostra proposta di candidatura a Capitale Italiana della Cultura, quello che oggi caratterizza la città è proprio il nuovo scenario che si sta delineando all’orizzonte. Abbiamo deciso di individuare una formula sintetica per esprimere il percorso di candidatura: Padova, il cantiere della cultura. A ribadire che il riconoscimento Unesco del luglio 2021 è il terminus a quo di una nuova fase politico-culturale, focalizzata sulla centralità strategica della cultura. Se la Urbs picta è la cornice, quello che oggi rileva è il quadro. Un quadro dalle variazioni tonali più disparate, un quadro ancora in corso d’opera. Poche volte nella sua lunga storia Padova è stata al centro di una fase così intensa di reinvenzione e di rimodulazione del suo spazio urbano. Se vogliamo fare dei paralleli storici possiamo pensare al cinquantennio d’oro, gli anni tra il 1260 e il 1310, quando, dopo la triste esperienza ezzeliniana, la città, ritrovata la libertà, dava il via a grandi cantieri urbani: si pensi al grande restilyng del Palazzo della Ragione, alla realizzazione della Cappella degli Scrovegni, ai lavori nella Chiesa degli Eremitani e alla Basilica del Santo. O, per tornare alla Urbs picta, si faccia mente locale ai cantieri della Padova carrarese: la Reggia di Piazza Capitaniato, la Chiesa dei Servi, il Castello carrarese, l’Oratorio di San Giorgio, l’Oratorio di San Michele, il Battistero trasformato in Mausoleo della Signoria.
Al tempo Padova aveva l’ambizione di volersi rappresentare come una grande capitale: non solo politica e militare, ma squisitamente culturale. Non è un caso che la grande storiografia medievalista sostenga che la Padova carrarese inventò, ante litteram, le politiche della cultura, le politiche dell’immagine.
Oggi la nostra città è un grande cantiere culturale, è attraversata da un grande fermento, da un vero e proprio stato di “effervescenza collettiva”, una sorta di stato nascente dove si intrecciano percorsi e linguaggi diversi. La logica della tutela si interseca con i linguaggi del contemporaneo: si pensi, ad esempio, al dialogo fecondo tra la Urbs picta e la Biennale della street Art.
Possiamo affermare con orgoglio che poche città italiane possono vantare in questo momento una tale densità e qualità di cantieri della cultura. E’ questa consapevolezza che ci induce a candidare Padova a Capitale italiana della Cultura: pensiamo di essere un vero e proprio laboratorio sperimentale, dove tradizione e innovazione hanno trovato un loro equilibrio.
Un percorso che, ovviamente, implicherà uno scambio con i principali interlocutori istituzionali della città, in primis con il nostro prestigioso Ateneo che celebra proprio quest’anno gli 800 anni dalla sua fondazione.
Lungo questo percorso, apriremo il dialogo con le realtà culturali e associative e le categorie economiche che svolgono un ruolo fondamentale nello sviluppo della creatività e innovazione della città.
Con loro dunque valuteremo la strategia e calibreremo i giusti tempi per presentare il dossier: indicativamente nel mese di giugno prossimo verrà pubblicato il bando per la candidatura 2025; a questo punto, premesso che c’è già un lavoro preliminare in corso, valuteremo i tempi di consegna del dossier anche con tutti gli attori che vogliamo coinvolgere e quindi pondereremo l’opportunità di concorrere per il 2025 oppure se candidare Padova direttamente per l’anno 2026.
Il sindaco Sergio Giordani, sottolinea: “Dopo l’entusiamante conseguimento del secondo sigillo Unesco, in molti ci hanno chiesto di avere un nuovo slancio e lanciarci in una rinnovata sfida: concorrere come città Capitale Italiana della Cultura. Penso che Padova abbia tutte le carte in regola per raggiungere questo obiettivo e penso che la città meriti da subito un impegno corale per mettersi in cammino su questo bel percorso. Padova è una città di una straordinaria vivacità, un mosaico di realtà culturali che tutte assieme compongono un bellissimo quadro. Dobbiamo avere sempre più attenzione per loro, dobbiamo essere sempre più al loro fianco. Ascoltarle, coinvolgerle, valorizzarle, sostenerle. In questi anni abbiamo provato a farlo, ma oltre il duro periodo del Covid, questo percorso di candidatura può essere una preziosa ulteriore occasione per costruire assieme un vero e proprio cantiere che le veda protagoniste assieme a tutte le Istituzioni della città. Per farlo serve, insieme, costruire un cambio di prospettiva nelle politiche culturali, che parta proprio dalle grandi energie che esistono in città e dal mettere al centro loro e i loro bisogni. Unendo le magnifiche opere d’arte che custodisce la nostra città col fermento di creatività e dinamismo che sta coinvolgendo sempre di più Padova in ogni suo quartiere, potremo presentare un progetto originale e unico. Parte una nuova sfida, corale, da vincere insieme, come sempre.