Confcommercio Veneto lo chiede alla Regione per almeno due ottimi motivi: i consumi sono al palo (e con una popolazione in calo non potranno crescere) mentre il consumo del suolo, con tutti i suoi annessi e connessi in termini ambientali, è ai limiti di guardia. “Anzi – fa notare il presidente di Confcommercio Veneto, Patrizio Bertin – direi che è ben oltre i limiti di guardia”.
“Allenato” a contrastare l’insediamento di megastrutture non più proponibili (a Due Carrare, nel padovano, si spera che la parola “fine” possa essere messa dal Consiglio di Stato il prossimo 8 giugno), Bertin non ha fatto mistero della sua opposizione nel momento in cui è stato presentato lo studio di impatto ambientale di Hill Montello, il grande centro commerciale che si vorrebbe realizzato vicino all’uscita di Montebelluna della Pedemontana Veneta e che dovrebbe ospitare 160 attività commerciali distribuite su due edifici, per complessivi 25mila metri quadrati.
“L’ho detto più volte: noi non siamo contro la libertà d’impresa – sottolinea Bertin – ma di sicuro siamo contro la proliferazione dei centri commerciali e, soprattutto, siamo contro il consumo di suolo che già ci vede in testa in quella che non è certo una classifica di cui andare fieri”.
Un appello alla Regione, quello di Confcommercio Veneto, che intende porre anche una questione di fondo: va introdotta la “scadenza” delle concessioni edilizie.
“Troppo spesso – segnala il presidente della Confcommercio regionale – alla base delle nuove aperture ci sono concessioni vecchie non di anni, ma addirittura di decenni. Ebbene: si tratta di concessioni “tossiche”, nel senso che devono essere trattate, se mi si passa il paragone, al pari dei medicinali: dopo un tot di tempo scadono e assumerli fa solo male. Bene, anche queste vecchie concessioni fanno male perché, e non serviva la pandemia per ricordarcelo, il mondo è cambiato e il mondo è pieno di esempi di centri commerciali dismessi e consegnati al degrado”. C’è poi un aspetto sociale che Bertin richiama nel suo appello alla Regione.
“In questi 15 mesi di “vita – non vita” a causa del Covid, ci siamo resi conto che le città, i paesi, sono sicuri se e in quanto ci sono le persone che li frequentano e ci sono gli esercizi commerciali e i ritrovi che li animano. Se continuiamo a creare centri commerciali fuori dei centri cittadini così come si prospetta per Montebelluna, significa che fra un po’ saremo costretti ad organizzare gite per gli anziani che vorranno poter fare un minimo di spesa. Per cui mi chiedo: ha senso tutto questo?” Da qui la richiesta: la Regione metta un freno a quella che ormai è solo un’operazione squisitamente immobiliare, ma dai risvolti sociali e ambientali decisamente drammatici.