PADOVA : “LOGISTICA E LEGALITÀ IN VENETO”. Legacoop Veneto e Cgil Veneto chiedono alle Istituzioni un maggiore presidio e la creazione di un albo fornitori per tutelare imprese e lavoratori
Evasione fiscale, sfruttamento del lavoro e dei lavoratori, costretti a contratti precari, quando non illegali, e a condizioni non dignitose. Si arriva pure a casi di vero e proprio caporalato, o addirittura a situazioni di infiltrazione criminale. È uno scenario che non accenna a migliorare quello della logistica in Veneto, che resta un comparto strategico per l’economia regionale – nel 2021 circa 11mila imprese attive di cui quasi 4.470 con dipendenti, 102.570 i contratti di lavoro in essere (Veneto Lavoro, ultimi dati disponibili) – e anche per questo avrebbe necessità di vedere protetta e tutelata la sua occupazione. Sta qui la sintesi di quanto emerso dal convegno “Logistica, lavoro e legalità. Contro lo sfruttamento e il caporalato”, oggi al Mercato agroalimentare di Padova (Maap), promosso congiuntamente da Legacoop Veneto e Cgil Veneto, organizzazioni da tempo impegnate in una battaglia di contrasto alle storture del mercato veneto della logistica.
Sullo sfondo, per il nostro territorio, un protocollo d’intesa frutto del lavoro del Tavolo regionale della logistica (“Protocollo per il superamento delle criticità della filiera della logistica”), che vede firmatari nel 2021 oltre alla Regione del Veneto le parti sindacali e le parti datoriali del settore con l’intento di risolvere le criticità della logistica e sostenerla. Ne sono esito un monitoraggio che ha portato all’elaborazione da parte di Veneto Lavoro del primo report statistico e la definizione del contratto collettivo nazionale di lavoro “Logistica, trasporto merci e spedizione” come quello di riferimento per il settore. Ma serve fare di più e tradurre al più presto l’impegno preso in azioni comuni per intervenire finalmente con concretezza.
«Il settore della logistica in Veneto ha bisogno come non mai di esser “bonificato” da un’illegalità diffusa, anche in contesti presidiati dall’ente pubblico, come provano i fatti più recenti al Maap». Parole nette quelle di Devis Rizzo, presidente di Legacoop Veneto, impegnata da tempo a contrastare le false cooperative, anche con denunce a chi di competenza, e a stare accanto alle proprie associate che operano nel perimetro della legalità e sono chiamate ogni giorno a fare i conti sul campo con le storture del mercato, perseverando nella scelta precisa di non scendere a patti con tali dinamiche. «Serve far uscire gli operatori dall’illegalità, ma dall’altra parte è necessario che sia riconosciuta la responsabilità in solido del committente: perché il problema non è mai solo delle coop o delle imprese, ma investe anche la committenza». «Al Maap, in particolare – ha continuato –, la situazione è deteriorata da almeno quindici anni e si è fatta ormai intollerabile. L’intervento da fare, a nostro parere, è duplice: da un lato vanno razionalizzate l’organizzazione e la gestione dei servizi di logistica, e dev’essere il Maap a farsene carico assumendoli direttamente su di sé. Dall’altro lato, è indispensabile selezionare gli operatori; per fare una proposta concreta, ad esempio, istituendo un albo dei fornitori, che certifichi i requisiti che li rendono “impermeabili” da comportamenti illegali. Ci candidiamo a dare su questo fronte il nostro immediato contributo per uno strumento che crediamo peraltro potrebbe essere efficace anche in altri territori».
E sulla necessità di riconoscere ai committenti la responsabilità, è d’accordo anche Tiziana Basso, segretaria generale di Cgil Veneto. «Come sindacato il nostro impegno si articola su più fronti – ha spiegato –: quello istituzionale, che ci vede tra i promotori dei protocolli regionali, nei luoghi di lavoro a fianco dei lavoratori, che sono le prime vittime del dumping sociale e retributivo, e infine costituendoci come parte civile nei processi per infiltrazione mafiosa. Sfruttati in ambito lavorativo, i lavoratori subiscono anche nella vita quotidiana le ricadute della loro condizione: nella dimensione abitativa, spesso caratterizzata dal degrado, come nella mobilità fortemente limitata. È frequente, infatti, che un salario già molto basso sia ulteriormente intaccato dall’obbligo di pagare ai caporali stessi alloggi fatiscenti e il trasporto verso il luogo di lavoro». «Ma altre ancora sono le forme di illegalità in cui ci imbattiamo – prosegue Basso –, come il fenomeno dell’“apri e chiudi”, ossia imprese che scompaiono da un giorno all’altro lasciando i lavoratori senza retribuzione, né tfr. O ancora l’applicazione di contratti che vedono retribuzioni più basse rispetto a quelle effettivamente previste per la logistica. Con conseguenze di concorrenza sleale nei confronti delle aziende che operano nella legalità, ma anche un pesante danno ai lavoratori, sia dal punto di vista salariale che previdenziale».
«Per affrontare con efficacia le criticità che l’espansione smisurata del settore ci pone davanti, in particolare illegalità e speculazione sul costo del lavoro, serve prima capire quali siano le loro origini profonde – ha insistito Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico nel Consiglio regionale del Veneto –: Perché è evidente che si tratta di un prodotto fisiologico d della mancanza, da parte delle istituzioni, di politiche industriali chiare e di una regolamentazione dello sviluppo del comparto, che oggi mira a produrre al minor costo possibile a scapito del valore dato al lavoro, come la globalizzazione chiede. Regole per i diritti del lavoro e la legalità, come per il welfare e il consumo di suolo. Bene le alleanze tra istituzioni e associazioni di categoria e rappresentanza sindacale, bene il protocollo regionale (a cui però devono seguire interventi concreti), ma bisogna avere chiare le ragioni del fenomeno per provare ad aggredirlo all’origine. Insomma, non concentriamoci sui sintomi, serve capire la malattia e le sue cause»
«La Regione del Veneto – ha sottolineato Elena Donazzan, assessore all’Istruzione, Formazione, Lavoro e Pari opportunità della Regione del Veneto – è stata prima in Italia nella sottoscrizione di un protocollo d’intesa per affrontare le criticità del settore dalla logistica con le associazioni datoriali e sindacali. È un protocollo che ha fatto scuola, permettendoci di analizzare a fondo i fenomeni del caporalato e dello sfruttamento nel delicato comparto della logistica, grazie alla collaborazione con i corpi intermedi. Le buone relazioni con le parti sociali hanno permesso al “modello veneto” di avere gli anticorpi, perché siamo riusciti a individuare e segnalare le anomalie riscontrate in alcune tipologie contrattuali utilizzate nel settore. Il lavoro svolto con le cooperative più attente e con le associazioni sindacali riconosciute – ha concluso l’assessore – ci ha portati ad essere parte diligente nella segnalazione e prevenzione delle anomalie. È fondamentale continuare ad investire nella formazione per gli operatori e nell’informazione, garantendo la legalità dei contratti sin dall’origine, così com’è opportuno rafforzare l’informazione rivolta ai lavoratori».