La sezione di Treviso dell’Associazione Italiana Leucemie e Linfomi ha stanziato un contributo di 148.000 Euro per il progetto di ricerca della durata di 24 mesi di Renato Zambello, ricercatore VIMM e Professore dell’Università degli Studi di Padova .Renato Zambello – ricercatore dell’Istituto Veneto di Medicina Molecolare (VIMM) e Professore associato nel Dipartimento di Medicina, Unità di Ematologia dell’Università degli Studi di Padova – è risultato vincitore di un progetto biennale, finanziato con un contributo di 148.000 Euro dall’Associazione Italiana Leucemie e Linfomi (AIL) – sezione di Treviso.
L’argomento del progetto – dal titolo “Un approccio innovativo per distinguere le Linfocitosi T Clonali non specificate dalle Leucemie Croniche dei Linfociti Granulati di tipo T” – interessa una popolazione delle cellule del sangue (i linfociti T citotossici) in grado di difenderci contro virus e tumori. Piccole quantità di questi linfociti (cloni di linfociti T) possono essere presenti in individui del tutto asintomatici, ma in alcuni casi questa piccola popolazione può sfociare in una malattia, che è definita come Leucemia dei Grandi Linfociti Granulati di tipo T. Il progetto affronta una domanda controversa: quali sono le caratteristiche che identificano più propriamente questi cloni di linfociti T “innocenti” rispetto a quelli “aggressivi”, in grado quindi di sviluppare una leucemia?
Il gruppo di ricerca del Prof. Zambello, avvalendosi della collaborazione tra l’Ematologia dell’Azienda Ospedaliera-Università di Padova, diretta dal Prof. Livio Trentin, e l’Ematologia dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, diretta dal Dott. Filippo Gherlinzoni, si prefigge quindi di definire, utilizzando tecniche biologiche di ultima generazione, i criteri e le strategie per distinguere le diverse tipologie di disordini linfoproliferativi dei linfociti T, che costituiscono uno spettro di condizioni che va da una estremità benigna ad una francamente maligna. L’obiettivo è separare soprattutto le alterazioni indolenti (cioè non accompagnate da manifestazioni cliniche) e “innocue” del sistema immunitario da quelle di natura tumorale, destinate ad evolvere nel tempo in una malattia con esito infausto. “Il progetto di ricerca – spiega il Prof. Renato Zambello – avrà un significativo impatto non solo scientifico, contribuendo a migliorare la comprensione biologica e affinando i criteri diagnostici dei disordini linfoproliferativi T, ma avrà anche rilevanti risvolti psicologici per i pazienti, ragionevolmente preoccupati da un uso improprio del termine “leucemia”, utilizzato per definire alcune condizioni in realtà senza caratteristiche di malignità”.