Prende il via a Maputo, capitale del Mozambico, una nuova proposta formativa di livello superiore per giovani pediatri e neonatologi locali. È il frutto di una collaborazione tra l’Università di Padova, l’Università Eduardo Mondlane di Maputo, l’Università Cattolica del Mozambico di Beira e Medici con l’Africa Cuamm, che gode del sostegno del MIUR. Il progetto vede come partner in loco Medici con l’Africa Cuamm, da tanti anni impegnata nella formazione di medici in Mozambico, e ha come capofila l’Università di Padova, coinvolta in prima linea in diverse attività: dalla programmazione delle sessioni formative e del percorso di studi, alle proposte di didattica a distanza e di e-learning; dall’individuazione del corpo docente alla facilitazione di scambi interculturali tra le Facoltà; dal favorire l’accesso alle attività didattiche da parte di 20 studenti (5 provenienti da Beira) all’invio di materiali ed equipaggiamento utili alla formazione superiore.
A dare il via, ieri 1 novembre, una cerimonia ufficiale alla presenza delle autorità locali e di una delegazione partita da Padova e composta da don Dante Carraro, direttore del Cuamm, dalla prof.ssa Liviana Da Dalt direttore del Pronto Soccorso pediatrico del Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova, dal prof. Daniele Trevisanuto neonatologo dell’Università di Padova e referente del programma e dal dott. Giovanni Putoto, responsabile della Programmazione e Ricerca operativa del Cuamm. Il programma figura come il primo ed unico percorso di alta formazione rivolto in Mozambico a professionisti sanitari: medici, ma anche infermieri che hanno ora la possibilità di specializzarsi nelle emergenze pediatriche e neonatali. Un’opportunità che hanno colto donne e uomini provenienti da ben 5 province del paese, frutto di un lavoro lungo due anni e mezzo, che non si è arrestato neanche nel difficile periodo della pandemia di Covid-19, ma che «grazie allo sforzo titanico delle tre università coinvolte e del supporto di Medici con l’Africa Cuamm, ha permesso di concretizzare quello che oggi è un percorso di alta formazione unico nel paese che unendo competenze cliniche e metodi di ricerca, mira ad avere un impatto determinante sul tasso di mortalità pediatrico e neonatale nel paese» ha sottolineato il Prof. Jahit Sacarlal, direttore della Facoltà di Medicina dell’Università Eduardo Mondlane.
Un traguardo strategico sottolineato anche dal Rettore dell’Università Eduardo Mondlane di Maputo, il Prof. Manuel Guilherme: «Il programma che oggi presentiamo ufficialmente nella sede dell’università Eduardo Mondlane è una vittoria di cui siamo molto orgogliosi e che è il frutto di una forte collaborazione con la vicina Università di Beira e con i colleghi della Facoltà di medicina dell’università di Padova, in Italia. Una collaborazione attraverso la quale abbiamo concretizzato la nostra visione e che permette oggi all’Università Eduardo Mondlane di diventare un centro di riferimento nazionale per la ricerca accademica. È un traguardo di cui siamo particolarmente fieri e che ci sprona a perseguire nel nostro obiettivo di offrire programmi di alta formazione in tutti i dipartimenti dell’Università. In particolar modo questo percorso, con focus su emergenze pediatriche e neonatali, apporterà un contributo fondamentale nel miglioramento dei servizi di salute rappresentando allo stesso tempo un’opportunità di crescita nell’ambito della ricerca universitaria.» E il Rettore dell’Università Cattolica del Mozambico di Beira, Prof. Padre Filipe Sungo, ha aggiunto: «Questo percorso di alta formazione per personale sanitario è un programma di eccellenza che gode di un prestigioso riconoscimento nazionale e internazionale e che, promuovendo i valori umani ed etici della salute, apporta un contributo decisivo al nostro amato paese. Per questo abbiamo accolto con entusiasmo la possibilità di partecipare a questo programma focalizzato sulle emergenze pediatriche e neonatali che rappresentano una reale preoccupazione non solo negli ospedali centrali ma anche nelle unità sanitarie periferiche del paese».
Capofila del progetto è l’Università di Padova, rappresentata a Maputo dalla Prof.ssa Liviana Da Dalt e dal Prof. Daniele Trevisanuto. «Aver realizzato questo corso di alta formazione è un onore per la nostra Università che proprio quest’anno si accinge a celebrare i suoi 800 anni – ha detto la Prof.ssa Liviana Da Dalt, Dipartimento di Salute della Donna e del Bambino dell’Università di Padova –. Con questa collaborazione rinnoviamo dunque l’impegno nell’internazionalizzazione e nella collaborazione internazionale, due capisaldi per la nostra istituzione. Grazie al coinvolgimento di Medici con l’Africa Cuamm, da sempre ponte tra la nostra realtà accademica e il Mozambico, abbiamo infatti avviato nel 2006 una collaborazione con la Facoltà di Medicina dell’Università Cattolica di Beira che ogni anno accoglie specializzandi in pediatria e neonatologia, impegnati per un periodo di sei mesi in attività cliniche e accademiche. Ancora una volta questo percorso testimonia la volontà comune di rispondere ad uno dei grandi problemi che affliggono i sistemi sanitari di molti paesi dell’Africa sub-sahariana e che riguarda la salute e il benessere di bambini e neonati, sempre al centro del nostro impegno.» La mortalità pediatrica e neonatale in Mozambico rimane inaccettabile e ancora oggi rappresenta il 46% delle mortalità nei bambini sotto i 5 anni di età. «Le iniziative sulla prevenzione della mortalità in queste categorie di pazienti sono numerose, è vero, ma la parte emergenziale è troppo spesso trascurata eppure sono proprio i colleghi africani e denunciare un urgente bisogno di intervento. Ecco perché siamo qui, forte della lunga collaborazione che abbiamo instaurato attraverso il Cuamm e vogliamo impegnarci in questa nuova sfida» ha sottolineato il Prof. Daniele Trevisanuto, neonatologo dell’Università di Padova e referente del programma.
«Oggi presentiamo il risultato di un lavoro lungo e silenzioso iniziato, qui in Mozambico, nel 1978 – ha affermato Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa Cuamm, nel suo discorso di ringraziamento. È questo lavoro fatto di impegno sul campo, ricerche e collaborazioni accademiche che ci ha permesso di individuare i bisogni reali e urgenti del paese e di condurre interventi efficaci che potessero avere un impatto diretto sull’intero sistema sanitario». Al termine della cerimonia, anche i ringraziamenti dell’Ambasciatore italiano in Mozambico, Gianni Bardini, che si è detto orgoglioso di questo progetto che «investe nella vita e nel futuro di questo paese e rappresenta ancora una volta un passo in avanti compiuto insieme, a testimonianza della forte storia di cooperazione tra l’Italia e il Mozambico.»
IL CONTESTO
Sono 28.900.000 gli abitanti del Mozambico, di questi il 49% vive con meno di 1 dollaro al giorno (Banca Mondiale). Stando all’indicatore dell’Indice di sviluppo umano, il Mozambico si classifica 180° su 187 paesi (UNDP 2019). Malgrado il progressivo miglioramento della situazione economica, presenta indicatori sanitari ancora molto preoccupanti. Nell’ambito della salute materno-infantile si registrano tassi elevati di mortalità, infatti, quella materna si attesta a 489/100.000 nati vivi e quella infantile a 79/1.000 nati vivi, (dato UN IGME 2015). In particolare, preoccupa il tasso di mortalità neonatale (27 morti ogni 1.000 bambini nati vivi), che contribuisce al 35% delle morti tra i bambini sotto i 5 anni di età (Countdown to 2030 Country Profile). Nel paese si conta 1 medico ogni 50.000 abitanti e, purtroppo, si registra scarsa qualità nell’assistenza e nella gestione di urgenze pediatriche e neonatali. In questo quadro si inserisce il progetto del nuovo master, in linea con il “Piano strategico dell’educazione superiore per il decennio 2011-2020” che si è dato il Ministero dell’Educazione del paese.