Un’indagine complessa, durata diversi mesi, quella portata a termine dai finanzieri del Comando Provinciale di Rovigo, che si è conclusa con la denuncia del rappresentante legale di un’azienda operante nel Polesine per frode in commercio.
Gli accertamenti hanno avuto inizio a seguito dell’esame di alcune banche dati tipicamente utilizzate dalla
Guardia di Finanza, dalle quali era emerso il sospetto di irregolarità nell’importazione di mascherine chirurgiche
da parte di un’azienda.
Dalla documentazione acquisita (anche presso gli uffici doganali, con i quali vi è stata amplissima
collaborazione), infatti, è stato possibile rilevare che erano state importate quasi 200.000 mascherine chirurgiche e dispositivi medici (i fatti si sono svolti in periodo di piena emergenza COVID) secondo procedure irregolari.
Le norme emergenziali prevedevano un sistema di certificazioni afferenti al marchio CE che consentivano di immettere rapidamente in commercio – in deroga alle ordinarie procedure – dispositivi medici necessari a fronteggiare l’emergenza sanitaria.
Gli accertamenti svolti hanno, invece, fatto emergere la circostanza che un lotto era accompagnato da un
certificato di conformità del prodotto non valido e, in un altro caso, la certificazione esibita era rilasciata da
soggetto non idoneo a farlo sul territorio europeo.
Fatte tutte le ricostruzioni contabili e dopo aver interessato gli Enti Certificatori, sono stati ricostruiti tutti i
passaggi commerciali rilevando che, nel 2020, la società aveva distribuito alcuni dei lotti dei dispositivi importati
pur essendo essi privi delle prescritte certificazioni e autorizzazioni.
Ne è derivato che circa 200.000 dispositivi sono stati illegittimamente ceduti a enti pubblici ovvero a soggetti che esercitano servizi pubblici essenziali e, per tali motivi, la condotta dell’amministratore è stato oggetto di apprezzamento per il reato di cui all’art. 515 c.p.
Parimenti è stata contestata la responsabilità amministrativa della società di appartenenza ai sensi della L.
231/2001, in base alla quale anche quest’ultima risponderà in via pecuniaria della condotta illecita del proprio amministratore.