Presso il Centro sociale del Comune di Tambre (BL) si è tenuto il convegno dibattito La verità sul lupo, organizzato dalla cooperativa Fardjma con il patrocinio dell’Amministrazione Comunale. L’iniziativa è stata la risposta all’incontro pubblico Con il lupo si può convivere – tenutosi l’1 dicembre al municipio di Refrontolo con il patrocinio della relativa amministrazione locale – durante il quale non era stato organizzato un doveroso contraddittorio con relatori portatori di diverse idee. Di fatto si era lasciato totalmente il campo alle associazioni The Cat Women, Siamo tutti animali Veneto e Leal (Lega anti vivisezione). Agli allevatori dell’Alpago, cioè proprio a coloro che subiscono ingenti danni dalla predazione dei lupi, invece nessuno spazio come relatori delle legittime istanze.
Sara Bona, sindaco di Tambre, ha aperto l’incontro comunicando che, insieme ad altri sindaci locali, si è attivata per chiedere interventi concreti per risolvere una situazione grave, con centinaia di capi predati e i lupi, addirittura avvistati in un branco di 10 nella zona, che si aggirano tranquillamente persino nel centro abitato. Checché se ne dica, benché il lupo sia specie protetta, la stessa Direttiva Habitat, recepita fin dal 1997 dallo stato italiano, prevede su richiesta della regione, il legale abbattimento non solo degli esemplari problematici/confidenti/pericolosi (vale pure per gli orsi) ma anche degli esemplari di lupo che causano eccessivi danni al bestiame, se questo è protetto da cani e reti ma le predazioni si verificano lo stesso. Come avviene infatti negli altri stati europei, come in Svizzera, in cui è legale abbatterli persino prima che compiano razzie. Il lupo in pratica deve esistere, ma gestito anche numericamente. Ricordiamo che i 3.300 lupi stimati due anni fa dal monitoraggio dell’Ispra significano che la sola Italia ha più lupi – sommandoli – di Svizzera, Portogallo, Francia, Germania, Austria, Belgio, Paesi Bassi, Slovenia, Danimarca, Svezia, Norvegia e Finlandia.
Zaccaria Tona, presidente della Cooperativa Fardjma, ha portato interessanti e preoccupanti dati, comunicando che nonostante l’agnello d’Alpago sia richiesto in tutto il mondo, i numeri non siano sufficienti per il mercato proprio a causa dei lupi, che nel corso degli anni hanno predato ben 700 esemplari su 3000. Ha inoltre ricordato che l’agnello di Alpago – una delle quattro razze ovine del Veneto -e tuttora esistente grazie a una trentina di allevatori, ed esiste da ben 1200 anni.
Alessandro Fullin, dottore agronomo e allevatore, ha raccontato delle difficoltà sul campo, nonostante Ha inoltre specificato che l’agnello di alpago, tuttora esistente grazie a trenta allevatori, l’impiego di reti elettrificate, doppi recinti e di ben 20 cani da protezione abruzzesi e asiatici. Stefano Saviane, presidente della Riserva alpina di caccia di Tambre, ha illustrato le problematiche causate da alcune specie selvatiche animali verso altre parimenti selvatiche, come il cervo col gallo cedrone. Con riferimento al lupo, citando un noto biologo – che aveva elaborato una scala di pericolosità del lupo per l’uomo -, ha evidenziato come in Alpago il comportamento del lupo sarebbe vicino al grado di pericolosità che precede immediatamente l’attacco predatorio all’uomo.
Giovanni Todaro, giornalista naturalista e scrittore, con dati storici e scientifici ha ricordato i moltissimi casi di antropofagia da parte del lupo fino al XIX secolo, spiegando che l’ultima vittima nell’intero Veneto fu una bambina proprio del Bellunese predata nel 1817 nella frazione Spert del comune di Alpago. Tali casi non si verificarono più in zona semplicemente perché il lupo era stato eradicato, fino al suo ritorno nel 2017 circa. Inoltre ha smentito punto per punto, sempre con dati storici archivistici e scientifici, quanto asserito nel precedente convegno di Refrontolo dagli animalisti, per esempio che “Da 150 anni il lupo, in tutta Europa, non attacca l’uomo”. Falso, visto che solo 49 anni (1974) fa in Spagna una lupa uccise due bambini e ne ferì altri. Fortunatamente, finora, i lupi in Italia non hanno più ucciso nessun essere umano dal 1923, quando un uomo adulto nel Mugello fu azzannato alla gola, soccorso e trasportato all’ospedale di Marradi, dove spirò. Ne diede notizia anche il giornale Messaggero del Mugello dell’11 marzo 1923.
Anzi, in tutto il mondo i più recenti e conosciuti casi di attacchi agli esseri umani sono avvenuti proprio in Italia, con il caso nel 2020 del cosiddetto lupo di Otranto (puro, da analisi del DNA effettuati dall’Ispra dopo la cattura) e nel 2022-23 della lupa di Vasto (pura, DNA dopo la cattura) che attaccò in diverse occasioni ben quindici persone, mandandone all’ospedale tredici di cui tre bambini dai 4 agli 11 anni in evidenti tentativi di predazione. I due bambini più piccoli, addirittura attaccati in spiaggia in mezzo a un centinaio di persone, furono azzannati alla schiena ma fortunatamente salvati dai genitori trattenendoli per le gambe. Da notare che la succitata Ispra, ossia l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, è l’organismo scientifico del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica e ha appurato e dichiarato invece che il lupo, anche appenninico, può essere pericoloso per l’uomo e che in diverse occasioni lo ha dimostrato, con attacchi e ferite documentati dalle autorità.
Mario Giuliano, avvocato di Trento, ha spiegato che in realtà il lupo, benché specie protetta, è legalmente abbattibile nel caso di legittima difesa, tutela della pubblica incolumità e persino per contrasto alle predazioni. Inoltre ha aggiunto che in una situazione come questa con i lupi nei centri abitati, il sindaco indipendentemente dal parere del prefetto, ha il potere e anche il dovere di adottare ordinanze contingibili e urgenti a tutela della sicurezza pubblica. Che è cosa diversa dalla gestione della fauna selvatica.
l prof. Michele Corti, presidente Associazione Nazionale per la Tutela dell’Ambiente e della Vita Rurali, ha presentato una ricerca unica in Italia che ha appurato che gli incontri ravvicinati tra uomo e lupo, per esempio presso i centri abitati e addirittura nei cortili delle abitazioni, sono ormai oltre un migliaio, con una formidabile impennata negli ultimi due anni. Anzi, il Bellunese è al secondo posto come interazioni a livello nazionale. Presente tra il pubblico, è stato chiamato per un intervento Franco De Bon, già della Polizia provinciale di Belluno nonché ex consigliere provinciale con delega alla caccia e pesca. Personalità di rilievo, come gli altri relatori si è detto favorevole all’abbattimento dei lupi problematici/confidenti. Il pubblico, in particolare i pastori con racconti toccanti, è liberamente intervenuto con domande e commenti rivolti ai relatori. Il sindaco di Chies d’Alpago, Gianluca Dal Borgo, ha spiegato che la convivenza con il lupo è insostenibile in ambiti antropizzati, tanto che per tale motivo si sono andate a generare delle paure che hanno provocato la violazione delle libertà individuali.