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TREVISO : IL GEOFISICO LUCA DAL ZILIO VUOLE INNESCARE TERREMOTI CONTROLLATI SOTTO LE ALPI SVIZZERE .

Riconosciuto con il prestigioso Jason Morgan Award dell’American Geophysical
Union, Luca Dal Zilio, originario di Treviso, continua a far parlare di sé nella
comunità scientifica mondiale. E mentre cambia le regole del gioco nella
comprensione dei fenomeni sismici, Luca già pensa al prossimo audace progetto:
innescare terremoti controllati sotto le Alpi Svizzere. Il giovane
geofisico veneto, proveniente da Treviso, è stato già sotto i riflettori per i
suoi importanti riconoscimenti nel campo della geofisica. L ’American Geophysical Union (AGU) – una
delle più grandi e autorevoli organizzazioni scientifiche al mondo, con oltre
62.000 membri provenienti da 144 paesi, dedicata allo studio della
geofisica e delle scienze della Terra – ha annunciato oggi che Luca Dal
Zilio ha ricevuto il Jason Morgan Early Career Award, uno dei più alti
riconoscimenti assegnato a coloro che stanno ridefinendo il campo della
geofisica. La sua carriera di Luca in rapida ascesa è già stata delineata dai
diversi premi che ha ricevuto in passato, tra cui il Prix Schläfli della Swiss
Academy of Sciences, la Silver Medal dell’ETH e il Premio Dal Piaz della
Società Geologica Italiana.
Luca Dal Zilio ha rivoluzionato il nostro modo di vedere il mondo sotto i
nostri piedi. È stato uno dei pionieri moderni nella fisica dei terremoti e ha
legato il suo nome a scoperte cruciali nel campo della geofisica. In una
professione spesso segnata da intense competizioni, Luca sottolinea che il
riconoscimento è “non solo un’affermazione del mio lavoro, ma anche una
testimonianza dello spirito di collaborazione e della curiosità intellettuale
che definisce la nostra comunità scientifica.”
La candidatura di Luca Dal Zilio per questo premio è arrivata da prestigiose
istituzioni come la Monash University di Melbourne, la Berkeley University
in California, l’ETH di Zurigo e l’Università di Nizza. “Un grazie speciale va
a chi mi ha nominato,” ha dichiarato Dal Zilio, “questo premio è il risultato di
un impegno collettivo.”
Nel mondo in cui viviamo, i terremoti sono eventi distruttivi che possono
causare una notevole perdita di vite umane e ingenti danni materiali. In
questo contesto, la ricerca nel campo della fisica dei terremoti assume
un’importanza vitale. “Comprendere i meccanismi che innescano i terremoti
è più complesso di quanto sembri e rappresenta una sfida attuale per la
scienza,” ci spiega Luca Dal Zilio. “Stiamo ancora cercando di decifrare
come le differenti variabili, come la pressione, i fluidi, la temperatura e le
proprietà delle rocce, interagiscano per innescare un terremoto.”
Questo studio non è soltanto un’esercizio teorico; ha implicazioni dirette per
la vita di milioni di persone. “Ogni nuovo modello o teoria può portare a
migliorie sostanziali nelle strategie di mitigazione del rischio sismico.
Pensiamo, ad esempio, ai terremoti devastanti come quello in Giappone
nel 2011 o i recenti terremoti in Turchia di quest’anno. La loro portata
distruttiva è stata immensa, e per questo, la prevenzione e la preparazione
diventano ancora più cruciali,” continua Dal Zilio.

Luca sottolinea come la conoscenza approfondita della fisica dei terremoti
possa anche aiutare a comprendere meglio altri tipi di fenomeni naturali
estremi. “È come mettere insieme un puzzle complesso. Ogni pezzo che
aggiungiamo migliora la nostra comprensione generale del sistema Terra e
potrebbe avere applicazioni in altri campi come la vulcanologia e
l’ingegneria sismica,” conclude il geofisico.
Dalla teoria alla pratica: come funziona la modellazione numerica.

Ma quali sono i dettagli che la modellazione numerica può rivelare? “I
modelli che sviluppiamo vanno ben oltre la semplice simulazione delle
condizioni pre-terremoto,” sottolinea Luca Dal Zilio. “Studiamo le
meccaniche delle faglie sotterranee, come queste interagiscono con i fluidi
circostanti e come si muovono, sia lentamente che velocemente. La
comprensione di questi dettagli fisici è essenziale per cogliere la totalità del
fenomeno.”
Queste simulazioni dettagliate fanno uso di una mole imponente di dati
raccolti in campo, rendendole straordinariamente preziose per la
comprensione della propagazione della rottura sismica. “Una volta che
comprendiamo come una faglia si rompe e si propaga, possiamo fare stime
più accurate del rischio sismico. In questo modo, la modellazione numerica
assume un ruolo fondamentale nell’identificazione delle aree più a rischio e
nella pianificazione di misure di mitigazione efficaci,” ci spiega Dal Zilio.
La modellazione numerica, quindi, non è solo un mezzo per simulare eventi
sismici, ma una potente lente attraverso cui scrutare l’interazione tra
dinamiche geologiche complesse. “È come se stessimo costruendo un
ponte tra la teoria e l’osservazione diretta. Non solo otteniamo informazioni
vitali che sarebbero altrimenti inaccessibili, ma spingiamo avanti i limiti
della nostra comprensione della Terra,” conclude il geofisico.

In un mondo sempre più interconnesso e vulnerabile, la ricerca di Luca Dal
Zilio e dei suoi colleghi assume un significato ancora più ampio, una
Corporate Communications ricca di responsabilità che va oltre l’ambito accademico e scientifico.

È un impegno  che rappresenta una delle sfide scientifiche più pressanti del nostro tempo.
E ora, il prossimo passo? Scateniamo piccoli terremoti per  comprenderli!
“Immaginate di poter innescare un terremoto per studiarne i meccanismi da
vicino. Ebbene, è esattamente ciò che stiamo per fare,” dichiara Luca, con
uno sguardo che mescola entusiasmo scientifico e profonda responsabilità.
Il progetto che prende vita è chiamato “Fault Activation and Earthquake
Rupture” o FEAR, un’iniziativa internazionale finanziata dall’European
Research Council (ERC) che vede al fianco di Luca il Politecnico ETH di
Zurigo, la Aachen University in Germania, e l’Instituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (INGV) in Italia. Questa squadra d’élite sta
preparando esperimenti in un laboratorio sotterraneo sotto le Alpi Svizzere,
precisamente nel Bedretto Underground Laboratory for Geosciences and
Geoenergy (BedrettoLab), situato a 1500 metri di profondità sotto le Alpi
svizzere.
L’obiettivo? Usare fluidi per innescare terremoti piccoli e innocui
(magnitudo 1) controllati e studiare ogni aspetto del fenomeno, dalla
nascita alla fine. “È un progetto senza precedenti che potrebbe cambiarci la
vita. Non solo avremo informazioni senza pari sui terremoti, ma
spingeremo anche i limiti dell’energia geotermica,” spiega Luca.
“Utilizziamo una rete densa di sensori per catturare la fase di preparazione
della rottura, la rottura del terremoto stesso e la risposta post-rottura della
massa rocciosa. Questi esperimenti offriranno intuizioni senza precedenti
nei processi fisici dei terremoti,” spiega Luca. È un progetto unico nel suo
genere a livello mondiale, che potrebbe non solo rivoluzionare la nostra
comprensione della sismologia ma anche avanzare lo stato dell’arte
nell’uso sicuro dell’energia geotermica.”

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