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VENETO : LA CATTIVA BUROCRAZIA SOTTRAE ALLE IMPRESE VENETE 5 MILIARDI OGNI ANNO SECONDO LA CGIA .

Dopo 2 anni di crisi pandemica, a cui si sono aggiunte negli ultimi mesi la difficoltà di reperire le materie prime e il caro energia, continua, in maniera altrettanto preoccupante, la stretta dell’oppressione burocratica sugli imprenditori. A causa dell’eccessivo numero di adempimenti, di permessi e l’espletamento delle pratiche richieste dalla nostra burocrazia, il costo annuo in capo alle imprese venete ammonta a 5 miliardi di euro. A stimarlo è l’Ufficio studi della CGIA.

I tempi, i costi e la farraginosità della cattiva burocrazia costituiscono un problema che caratterizza negativamente il nostro Paese, all’interno del quale sono presenti forti differenziazioni tra Nord e Sud, nonché tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. Nel Mezzogiorno, dove la nostra Pubblica Amministrazione (PA) è meno efficiente, la situazione è maggiormente critica. Non è un caso, infatti, che molti investitori stranieri rifiutano a trasferirsi in Italia proprio per la difficoltà di approcciarsi con il nostro sistema burocratico che non ha eguali tra i nostri principali partner europei.

E come segnala l’OCSE, la produttività media del lavoro delle imprese italiane è più elevata nelle zone dove l’Amministrazione pubblica è più efficiente. Per contro, dove invece è più bassa, la produttività del settore privato ne risente negativamente. In questo studio, inoltre, si dimostra che l’inefficienza del settore pubblico “produce” maggiori costi economici alle piccole che alle grandi imprese. Da questo punto di vista il Veneto è uno dei territori più virtuosi d’Italia: le performance della nostra PA sono di buona qualità.

Se, comunque, ci confrontiamo con il resto d’Europa, il gap rimane molto importante. Nel risultato finale il Veneto si colloca al 109° posto; in Italia solo la Provincia Autonoma di Trento (al 100°) e il Friuli Venezia Giulia (al 104°) fanno meglio di noi. Puglia (190°), Sicilia (191°), Basilicata (196°), Campania (206°) e Calabria (207°) si “piazzano” negli ultimi 20 posti delle graduatoria generale. Fanalino di coda a livello europeo è la regione rumena di Bucaresti-Ilfov; quella più virtuosa tra le 208 monitorate, invece, è la finlandese  Ǻland. L’indice finale sulla qualità istituzionale redatto dall’Università di Göteborg è frutto di un mix di quesiti posti ai cittadini che riguardano la qualità dei servizi pubblici, l’imparzialità con la quale questi vengono assegnati e la corruzione. Nello specifico i quesiti convergono su tre servizi pubblici che hanno valenza più “territoriale”: istruzione, sanità e pubblica sicurezza.

Con una PA malconcia l’attuazione degli investimenti previsti con il Next Generation EU rischiano di non essere realizzati. In relazione ad una opera pubblica, ad esempio, la capacità di progettare, affidare, eseguire e terminare i lavori in tempi accettabili è un problema che in Italia ci trasciniamo da tempo immemorabile. Una legislazione debordante, una burocrazia amministrativa snervante e, in molti casi, con livelli di efficienza imbarazzanti rischiano di compromettere il trasferimento delle risorse economiche previste dal PNRR.

 

 

 

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