La pausa pranzo, si sa, contribuisce alla produttività di ogni lavoratore e al suo benessere generale. Permette infatti di ricaricare le proprie energie, oltre ad essere un’occasione preziosa per il riposo mentale: lontano dalle responsabilità lavorative, ci si può infatti rilassare, ridurre lo stress e prevenire il burnout. Ed è proprio il lunch break ad essere il protagonista della ricerca condotta da American Pistachio Growers – associazione no profit – in collaborazione con mUp Research, al fine di indagare le abitudini alimentari dei veneti nel corso della loro normale giornata lavorativa e scoprire quali siano i fattori che influenzano i comportamenti alimentari sul luogo di lavoro.
Secondo i risultati della survey, per i veneti la pausa pranzo è sacra: infatti, se la concedono regolarmente oltre l’80% degli intervistati. Tuttavia, la mancanza di tempo (lo dicono 6 individui su 10 fra coloro che a volte si trovano costretti a saltare la pausa pranzo) è l’ostacolo principale alla regolarità nello svolgimento della pausa pranzo, ma anche l’assenza di spazi adeguati dove consumare il proprio pasto (1 individuo su 5) e l’impossibilità di variare la propria alimentazione (1 su 5) costituiscono un impedimento. Inoltre, meno di 1 veneto su 5 giudica “corretta” la propria alimentazione quotidiana sul luogo di lavoro: la pausa pranzo dovrebbe rappresentare un vero momento di stacco dall’attività lavorativa; invece, secondo coloro che non ritengono di alimentarsi correttamente, il problema più importante è rappresentato proprio (e ancora una volta!) dalla mancanza di tempo. Lo sostiene infatti 1 individuo su 2 fra coloro che ritengono di non alimentarsi correttamente sul luogo di lavoro.