VENEZIA : ANNA MARIA BIGON (PD),“Case di Riposo: famiglie e strutture sono allo stremo. Intervenga la Regione. La Mancata riforma delle Ipab avvantaggia il privato a scapito del servizio pubblico”
“L’età media di accesso degli anziani nelle case di riposo è di 83 anni, in costante crescita rispetto al passato. Un dato che ci racconta come le famiglie chiedano l’inserimento dei propri cari in struttura il più tardi possibile, quando non riescono più a gestire da sole l’anziano, che tipicamente sviluppa multimorbilità con necessità di assistenza medica e infermieristica costante. E il motivo di questa tendenza è da riferirsi ovviamente anche al costo eccessivo delle strutture. Significa, quindi, che sotto il profilo della contribuzione delle famiglie, la corda è già tesa al massimo e che a sostegno dei circa 350 centri di servizi veneti, anch’essi prostrati dal caro energia, dalla carenza di personale e dagli altri aumenti dei prezzi, deve pertanto intervenire il pubblico” Inizia così una nota della consigliera regionale del Pd, Anna Maria Bigon che ribadisce “ l’assoluta necessità di approvare al più presto la mozione firmata dalla sottoscritta assieme ai colleghi del Pd, in Regione Veneto, Vanessa Camani, Chiara Luisetto, Jonatan Montanariello, Andrea Zanoni, Francesca Zottis, per incrementare di almeno 100 milioni di euro il Fondo regionale per la non autosufficienza (FRNA) del Veneto che attualmente ammonta a 840.166.450 Euro. Si tratta di dare ossigeno, oggi più che mai vitale – spiega la consigliera Pd – ad una realtà che in Veneto conta circa 350 strutture per oltre 33 mila posti letto e 46.913 assistiti (di cui 10.267 disabili) tra servizi residenziali e semiresidenziali. Dopodiché bisogna mettere mano alla riforma delle Ipab che da lunghissimo tempo viene annunciata salvo poi slittare di anno in anno e di legislatura in legislatura. L’ultimo progetto di legge è stato presentato durante il primo consiglio regionale nel 2020 e poi riposto in un cassetto. Dopo varie richieste era stato promesso in Commissione che la riforma sarebbe stata discussa entro la primavera 2023, poi entro giugno di quest’anno…. Ora apprendiamo dalla stampa che gli ultimi annunci parlano del 2024… E’ ormai chiaro non si vuole fare questa riforma per una scelta politica chiara ed evidente. Con l’omissione della riforma prenderanno sempre più piede i privati mentre i servizi pubblici, se non li mettiamo nelle tesse condizione delle strutture non Ipab, saranno costretti a chiudere oppure ad aumentare sempre di più le rette a carico delle famiglie che già non riescono a tenere il passo. Le Ipab – conclude Anna Maria Bigon – pagano più tasse, il costo del personale, ad esempio per malattia o maternità, è più alto. A qualcuno questa situazione piace e fa comodo.”