“Abbiamo lavorato con impegno e serietà, nel rispetto di chi è morto e ha sofferto, con la volontà di comprendere le cause e verificare la responsabilità di quanto accaduto con la seconda ondata della pandemia in Veneto; non abbiamo mai rinunciato al tentativo di ricercare la verità, malgrado l’atteggiamento ostativo della maggioranza e la reticenza di alcuni degli auditi”.
Con queste parole, le consigliere regionali di minoranza Vanessa Camani (Pd), Elena Ostanel (VcV) ed Erika Baldin (M5s), componenti della commissione speciale d’Inchiesta sulla seconda ondata della pandemia in Veneto, commentano “la chiusura formale di un lavoro che, tra numerose audizioni e 13 sedute, è durato complessivamente 19 mesi”.
Vanessa Camani, correlatrice del provvedimento per l’Aula e presentatrice della relazione di minoranza, evidenzia che “i numeri di contagi, ricoveri e decessi, che hanno travolto il Veneto a cavallo tra l’autunno 2020 e l’inverno 2021, sono impressionanti: 8.282 morti da ottobre a marzo. Peggio di noi solo la Lombardia, con 13 mila decessi ma con il doppio della popolazione. Le misure adottate dalla Regione Veneto in quei mesi non sono state oggettivamente sufficienti per contenere la diffusione del virus. Malgrado questo bilancio disastroso e gli appelli di scienziati e organizzazioni sociali, il presidente Zaia non ha mai spiegato perché non abbia mai voluto a.ssumersi la responsabilità politica di adottare misure di contenimento più stringenti, unico vero antidoto contro la pandemia”.
Elena Ostanel invece sottolinea come “abbiamo assistito per troppo tempo a reiterate negazioni dell’evidenza, a reti unificate, dalla sede della Protezione Civile di Marghera. Sappiamo che i dati forniti per il calcolo dell’RT su asintomatici non sono stati sempre tempestivi e corretti. Sappiamo che ci sono state contraddizioni pesanti tra i numeri delle Terapie intensive dichiarate e quelle realmente attive. Sappiamo che l’esclusivo screening nei contesti sanitari con i tamponi rapidi non era in linea con le linee guida nazionali. Cosa sarebbe successo se i dati fossero stati caricati tempestivamente e si fosse scelto lo screening del personale sanitario con tamponi molecolari?”.
Erika Baldin, dal canto suo, pone l’accento sul fatto che “chi ha visto un parente morire abbandonato all’interno di una casa di riposo ha diritto alla verità. Come mai quegli anziani non sono sempre arrivati nelle terapie intensive? E come mai i vertici della Regione, compreso Zaia, come emerso dalle intercettazioni rivelate dalla trasmissione Report, hanno scelto deliberatamente di non ascoltare gli allarmi del professor Crisanti sull’uso dei tamponi rapidi negli ospedali e nelle Rsa, ignorando e anzi screditando il suo studio poi pubblicato sulla rivista Nature? Una cosa è certa: questa vicenda non si chiude qui. Vedremo già nei prossimi giorni cosa emergerà dall’inchiesta della Procura di Padova che coinvolge i vertici della sanità veneta”.
“Per la prima volta arriva in Consiglio regionale una relazione di minoranza a conclusione dei lavori di una commissione d’Inchiesta – ricordano in conclusione Vanessa Camani, Elena Ostanel ed Erika Baldin – Questo dimostra quanto sia necessario fare chiarezza. Lo faremo tra un paio di settimane in aula, confidando nella presenza del presidente Zaia”.