“Con motivazioni del tutto formali la maggioranza boccia il mio emendamento diretto a inserire nella programmazione economico-finanziaria della regione l’impegno a sviluppare prioritariamente, nelle azioni che riguardano il servizio idrico integrato, l’allacciamento per consentire ai residenti nelle aree contaminate da PFAS e non ancora collegati alla rete acquedottistica di poter fruire di acqua filtrata, più sicura”. Lo dichiara la consigliera regionale Cristina Guarda (Europa Verde) dando notizia del mancato accoglimento della sua proposta di emendamento al documento di programmazione economico- finanziaria regionale che aggiunge: “La motivazione del mancato accoglimento? A parere della Giunta, l’emendamento sarebbe stato inserito in un programma errato del DEFR, nonostante fosse proprio quello riguardante la rete acquedottistica, e dire che solo qualche mese fa il relatore speciale dell’ONU ha stigmatizzato il Veneto proprio sulla vicenda PFAS per quanto non fatto in relazione alla protezione dei diritti umani dei veneti”.
“Una motivazione – sostiene la consigliera – da far cadere le braccia e che ritengo erronea ed irrispettosa nei confronti dei veneti già pesantemente afflitti e martoriati dall’inquinamento da PFAS, ma fin troppo poco informati dalla Regione: ormai siamo alla soglia dei 10 anni dalla scoperta dell’inquinamento da PFAS, la falda continua ad essere contaminata e molti utilizzatori di pozzi privati non sono nemmeno coscienti dei rischi che corrono, dalla Valle dell’Agno al basso Veronese, da Vicenza e hinterland al basso Vicentino. I residenti coscienti del rischio, del resto, grazie al lavoro di associazioni e mamme No Pfas, – sottolinea Guarda – diluiscono l’acqua ad uso alimentare con quella di bottiglia o portano a casa taniche di acqua filtrata, usandola anche per cucina ed igiene personale, nella disperata ricerca di ridurre il rischio di patologie cardiovascolari, evolutive o tumorali”.
“Ad alcuni cittadini sono stati chiesti migliaia di euro per il collegamento acquedottistico: per questo, visto che l’allaccio per loro non è un vezzo ma una necessità a la tutela della propria salute, sto continuando a ribadire che la Giunta regionale deve attivare un piano straordinario. Fossi assessora – rimarca la Consigliera – sarebbe di certo una priorità della mia azione a tutela della salute dei veneti. Cittadini e gestori non possono essere lasciati soli, in balia di ritardi e sottovalutazioni del problema, se la regione ha certezze rispetto alle conseguenze sanitarie di questa esposizione: agricoltori e proprietari di pozzi sono in assoluto i più contaminati, secondo le analisi di monitoraggio, dopo gli ex dipendenti di Miteni”.
“Per questo è un no inaccettabile e dovremmo noi cittadini delle zone arancio e rosse alzare la voce, con i nostri amministratori. In questo senso – conclude Cristina Guarda – prendendo atto dell’apertura recentemente espressa dalla Giunta regionale in risposta a un mio quesito dello scorso giugno circa la sottoposizione a dosaggi ematici su base volontaria dei residenti nella zona arancione, nella giornata di ieri, ho presentato un’interrogazione per chiedere a che stadio si trova il processo di valutazione che la Giunta ha affermato essere in corso”.