«Da una parte ci sono le cabine di regia, i tavoli di confronto interdisciplinari, i piani regionali per governare problemi che sembrano ingovernabili. Dall’altra ci sono le liste di attesa infinite, quelle di galleggiamento con oltre 200.000 persone che non sanno nemmeno quando verranno chiamate per effettuare le visite, l’overbooking per infilare dieci pazienti in una fascia oraria che prima ne teneva sei, la nemmeno tanto velata critica ai medici per la presunta inappropriatezza di tante prestazioni richieste nelle ricette. In mezzo ci stanno i cittadini, prostrati da un’evidente inefficienza strutturale del Sistema Sanitario pubblico veneto, costretti a rivolgersi al privato, pagando di tasca propria quello che ULSS e Aziende Sanitarie dovrebbero garantire, ma non fanno. ».
Lo dice Elena Ostanel, consigliera regionale del gruppo Il Veneto che Vogliamo, che prosegue: «Invece, pur nella comprensibile difficoltà del dopo Covid, la situazione sembra andare fuori controllo e, dall’overbooking al galleggiamento, risulta lampante una carenza di risorse e di programmazione che porta al nefasto affidarsi, sempre di più, alla sanità privata. Chi ha i soldi può farlo. Chi fatica ad arrivare a fine mese, no ».
« Se una struttura non può garantire il rispetto dei tempi previsti, il dlgs 124 del 1998 prevede che l’Azienda sanitaria debba indicare al cittadino le strutture pubbliche o private convenzionate che li assicurano. Se non ce ne sono, l’Azienda sanitaria deve autorizzare la prestazione in regime di intramoenia – aggiunge Ostanel – Invece mi giunge notizia che, per azzerare le liste di attesa, in alcune Ulss si mandino i pazienti direttamente nei centri privati, rinunciando all’attività intramoenia dei medici dipendenti. Perché mai? Perché i centri privati offrono un prezzo forfettario: circa 40-60 euro a paziente di costo per l’Ulss. Invece nell’intramoenia sarebbero almeno 120 euro. Quindi, visto che la Regione non mette i fondi e nemmeno autorizza questa spesa, l’Ulss dirotta i cittadini verso il lucroso mondo del privato ».
« Così facendo – conclude Ostanel – si innescano tre meccanismi deleteri. Si abdica al fulcro stesso della sanità pubblica, cioè assicurare l’assistenza senza differenze di reddito ai cittadini. Poi si allontanano ancora di più i medici dagli ospedali visto che, se ci fossero fondi, molti sarebbero incentivati a fare la loro attività intramoenia, senza scappare e diventare gettonisti. Infine si finisce col rendere più ricchi e potenti i centri privati che, con le prestazioni “a forfait”, guadagnano in un secondo momento, perché prendono i pazienti nella rete delle varie diagnostiche e visite di controllo, facendoli uscire dal circuito pubblico, quindi impoverendolo sempre più. Infatti i bilanci delle Ulss venete sono in profondo rosso. ».