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VENEZIA : “Scarse tutele per i pazienti con la proliferazione dei medici a gettone nelle strutture ospedaliere. Non si esegue nessun controllo operativo” cosi Arturo Lorenzoni.

“Nessuna forma di controllo da parte della Regione rispetto alla qualificazione e all’operato dei medici a gettone realmente presenti nei reparti delle strutture sanitarie venete”. Così il Portavoce dell’Opposizione in Consiglio regionale, Arturo Lorenzoni, che lo scorso 19 gennaio ha presentato un’interrogazione alla Giunta regionale per conoscere quali forme di monitoraggio sono previste relativamente a questi sanitari.

“In occasione dell’ultima seduta, l’assessore Manuela Lanzarin – aggiunge il consigliere – si è limitata a far presente che le aziende del Servizio Sanitario Regionale, in base alla delibera di Giunta Regionale 1718 del 30 dicembre 2022, devono appaltare il servizio con il rispetto di una serie di requisiti, condivisibili e doverosi, ci mancherebbe. Tuttavia, su questo aspetto le aziende del Servizio stesso sono al tempo stesso controllori e controllati. In pratica, non vi è alcuna modalità di verifica. Eppure, uno dei compiti dell’amministrazione regionale è proprio il controllo. Incredibile che non lo attui su un tema così delicato, che concerne la salute di ciascuno di noi. Non solo, alla luce della (non) risposta, ho chiesto all’assessore Manuela Lanzarin di attivare quanto meno dei controlli a campione sulle presenze a gettone: non possiamo correre il rischio che nei pronto soccorso vi sia personale privo delle qualifiche richieste”.

“Le Aziende Ospedaliere – osserva il consigliere – sopperiscono ai buchi di organico appaltando a cooperative che reclutano il personale a gettone, tra medici neolaureati, liberi professionisti e pensionati, con turni anche di 12 ore, di solito di notte e principalmente nei fine settimana e nei giorni festivi. Nei mesi scorsi i Nas, come evidenziato da Dataroom (Corriere della Sera), hanno verificato 1.934 strutture in tutta Italia tra ospedali pubblici, privati e Rsa, segnalando casi in cui sono stati reclutati medici generici, non formati a gestire parti cesarei; medici inseriti nei pronto soccorso non specializzati in medicina d’urgenza; oltre che medici che lavorano passando da un reparto all’altro, pagati ad ore, senza turni di riposo. Sempre la medesima inchiesta ha rilevato che a tutt’oggi in Veneto mancano 124 medici per i pronto soccorso, 75 anestesisti, 28 ginecologi e 20 pediatri. Ciò ha comportato nel 2022 – conclude Lorenzoni – ben 42.061 turni appaltati tra accettazione e pronto soccorso, servizio anestesiologico nelle sale operatorie e terapie intensive, pediatria, ostetricia e ginecologia. Servono, appunto, delle opportune verifiche”.

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