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VICENZA : LOTTA AL SOMMERSO E ALL’IMMIGRAZIONE CLANDESTINA. SCOPERTI SEI LAVORATORI “IN NERO”, SANZIONI PER 83.253 EURO.

I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Vicenza, hanno condotto un’intensa attività a contrasto del sommerso da lavoro, condotta trasversalmente nei confronti di diverse tipologie di imprese, che ha permesso di portare allo scoperto l’impiego di sei dipendenti in nero, di cui due clandestini, in tre differenti attività commerciali e di irrogare sanzioni per complessivi 83.253 euro. Su segnalazione dei finanzieri, inoltre, l’Ispettorato Territoriale del Lavoro di Vicenza ha adottato 2 provvedimenti di sospensione dell’attività, ai sensi della normativa in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, in ragione dell’impiego di personale non risultante dalla documentazione obbligatoria in misura pari o superiore al 10% del totale dei lavoratori presenti sui vari luoghi controllati. Più in dettaglio, le Fiamme Gialle della Compagnia di Arzignano, nel quadro di un rafforzamento dei controlli sul corretto adempimento degli obblighi vigenti in materia di legislazione sul lavoro, hanno individuato una società a responsabilità limitata e due ditte individuali, operative nella città del Grifo, e facenti capo a soggetti di origine straniera, le quali impiegavano lavoratori in nero.

Un controllo svolto nei confronti di una delle ditte, esercente l’attività di ristorazione, ha permesso di individuare inizialmente due soggetti impiegati in maniera irregolare, di cui uno privo di permesso di soggiorno. Emblematica è stata la circostanza in cui durante lo svolgimento dei rilievi fotodattiloscopici nei confronti del soggetto extracomunitario, condotto presso gli uffici della Compagnia, il titolare del ristorante, di origine turca, si è tempestivamente avvalso di altri due lavoratori in nero, di cui uno a sua volta clandestino, scoperto tuttavia dai militari operanti. Durante l’attività ispettiva è emerso inoltre che quest’ultimo utilizzava indebitamente la tessera sanitaria di una terza persona, documento prontamente sequestrato dai finanzieri. A conclusione del controllo, i due dipendenti privi di permesso di soggiorno, nonché il datore di lavoro, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria berica per aver violato il Testo Unico sull’Immigrazione. Un terzo soggetto è stato deferito perché verosimilmente aveva ospitato uno dei due clandestini. Al titolare della ditta è stata irrogata una “maxi-sanzione” pari a 47.520 euro, avendo omesso le previste comunicazioni di assunzione dei quattro lavoratori. Nei confronti dello stesso, inoltre, è stata disposta la sospensione dell’attività da parte dell’Ispettorato del Lavoro a causa dell’impiego di personale irregolare in misura superiore al 10% di quello presente sul posto di lavoro.

Nell’ambito di un secondo controllo, svolto nei confronti di un parrucchiere, è stato scoperto un lavoratore in nero. Oltre alla contestazione della “maxi-sanzione” pari a 21.600 euro, il titolare della ditta individuale, di origine marocchine, è stato destinatario anche di una sanzione pari a 3.333,35 euro per aver retribuito il dipendente, per due mensilità, in contanti invece di adottare metodi tracciabili, come previsto dalla normativa.

La terza società controllata invece, operativa nel settore della preparazione e della concia del cuoio, impiegava un dipendente in nero. Nei confronti del datore di lavoro, di origine marocchine, è stata contestata una “maxi-sanzione” pari a 10.800 euro ed è stata disposta la sospensione dell’attività imprenditoriale da parte dell’Ispettorato del Lavoro. Tale provvedimento è stato poi revocato, avendo la parte regolarizzato immediatamente la posizione del lavoratore nonché pagato la somma dovuta ai fini della revoca dello stesso.

L’attività svolta si inquadra nella più ampia azione condotta dalla Guardia di Finanza volta ad individuare situazioni di sfruttamento di manodopera che, oltre a costituire una grave forma di concorrenza sleale nei confronti degli operatori economici onesti e rispettosi della legalità, rappresentano principalmente un danno in capo ai lavoratori stessi, ai quali, infatti, non vengono riconosciuti i basilari diritti previsti dalla legge.

 

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