La resistenza antimicrobica (AMR) è una delle principali cause di morte a livello globale, con un carico potenzialmente superiore a quello dell’HIV o della malaria. I dati sono sorprendenti: nel 2019 i decessi di 4,95 milioni di persone sono stati associati alla concausa di infezioni batteriche resistenti ai farmaci. Mentre 1,27 milioni di decessi sono stati causati direttamente dall’AMR. La minaccia di AMR è stata segnalata da tempo. E le misure necessarie per affrontare la resistenza antimicrobica: aumentare la consapevolezza pubblica, una migliore sorveglianza, una migliore diagnostica, un uso più razionale degli antibiotici, accesso ad acqua pulita e servizi igienici, ridurre l’impiego di antibiotici alla sola terapia mirata in zootecnia e per gli animali da compagnia, abbracciare la One Health e investimenti per la ricerca di nuovi antimicrobici e vaccini – sono state costantemente raccomandate in rapporti come The Lancet Infectious Diseases Commission on Antibiotic Resistance nel 2013 e il rapporto O’Neill nel 2016.
Sul tema dell’antimicrobico-resistenza sono intervenuti Aldo Grasselli, Presidente Onorario Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva e Francesco Menichetti, Presidente GISA, nella sessione “Distinzione tra diagnostica di 1° e 2° livello, home care di alta complessità e offerte integrate”
“Ci sono state alcune risposte degne di nota negli ultimi dieci anni, specialmente in UE – spiega Aldo Grasselli -. Il sistema globale di sorveglianza della resistenza e dell’uso antimicrobico è stato lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 2015. Nel 2015 è stato istituito il Fleming Fund (un programma di aiuti a sostegno di 24 paesi dell’Africa e dell’Asia per affrontare la resistenza antimicrobica). Nel dicembre 2021, i ministri delle finanze del G7 hanno rilasciato dichiarazioni a sostegno ulteriore dello sviluppo di nuovi antibiotici. Resta tuttavia molto da fare, soprattutto se si considera, alla luce dell’esperienza Covid-19, la potenziale capacità dei patogeni di diffondersi lungo le linee di transito di merci e persone del mondo globalizzato”.
“La antimicrobico-resistenza è l’epidemia nella pandemia – spiega Francesco Menichetti -. Già ben nota come causa di infezioni ospedaliere gravi e talvolta letifere, specialmente ma non esclusivamente in terapia intensiva, l’antimicrobico-resistenza è un fenomeno biologicamente ineluttabile poiché indissolubilmente legato all’utilizzo degli antibiotici ma controllabile nelle sue dimensioni e nella sua capacità di diffusione. Le infezioni gravi da microrganismi resistenti agli antibiotici hanno accompagnato la pandemia Covid-19 e hanno sicuramente contribuito alla morte di una quota rilevante di pazienti gravi rappresentando l’evento letifero conclusivo di un decorso complicato. Purtroppo l’infection control, le buone regole e di pratica assistenziale che prevengano le infezioni crociate sono diffuse in modo difforme e vengono spesso ignorate nella concitazione assistenziale. Programmi di stewardship antimicrobica che uniscono in modo armonico il buon uso degli antibiotici, la diagnostica microbiologica rapida e l’infection control sono indispensabili per rilanciare la lotta contro l’Amr e rendere i nostri ospedali un luogo più sicuro per i nostri pazienti. Dobbiamo lavorare ed impegnarci per l’ospedale che cura e ridimensionare sino ad eliminare l’ospedale che ammala: servono risorse programmi ben definiti responsabilità ed un sistema di verifica serio”.